“La pazzia che mi porto dentro” è un racconto in stile autobiografico. All'età di ventisette anni,in seguito ad una serie di spiacevoli eventi, la mia mente ha intrapreso un viaggio a ritroso nel tempo, fino a giungere al periodo in cui la mia vita iniziava a cambiare radicalmente. Il racconto avanza per ricordi,nel primo riaffiora il periodo della scuola superiore. Immagini limpide lasciano osservare me e i membri del mio “clan”,trascorrere giornate all'insegna della sregolatezza,tra il bere alcolici,fumare oppio e racconti peccaminosi mai accaduti,se non nelle nostre fantasie. Nel secondo ricordo mi ritrovo intrappolato in una realtà virtuale,costretto dalla mia mente a combattere mostri inesistenti,dai quali riuscii a liberarmi grazie alla guida di Mara. A quel tempo pensavo di essermi realmente liberato,ma i ricordi avanzano fino al terzo. Durante tale periodo,la solitudine,regnava superba sulla mia vita. Tale regina però venne spodestata. La nuova sovrana della mia vita si chiamava Maria. I ricordi iniziavano a farsi sereni,ma con la stessa violenza di un uragano riaffiorò il quarto ricordo. Mio padre,vittima delle sue debolezze e della ferocia con la quale la società si scaglia contro gli inermi,entrò nel tunnel della depressione,trascinando me nel baratro delle incertezze e dei rimpianti. La vita doveva comunque continuare,infatti,il quinto ricordo mi vede raccogliere tutte le forze per cercare di realizzare il sogno mio e di Maria,quello di sposarci,però, ogni sogno ha un suo prezzo. Ero convinto di aver trovato la giusta strada da percorrere,ma più avanzavo per quel sentiero più mi allontanavo da Maria che ormai era diventata l’ombra di ciò che era realmente. Guardando alla mie spalle non vedevo Maria,così iniziai a correre a perdi fiato,ripercorrendo i passi che mi avevano allontanato dalla mia regina. Alla fine riuscì a raggiungerla ma la distanza aveva arrecato ferite che ancora oggi sanguinano. In preda alla confusione vivo il sesto ricordo. Smarrito senza nessuna guida trovo rifugio nella dimora del “Dio”. Inizialmente la speranza di un futuro migliore è reale e tangibile, ma la felicità acquisita è troppa per essere gestita dalla mia mente “malata”, che riesce a rendersi ceca in mezzo alla luce più brillante. Davanti i miei occhi non vedevo ne familiari ne amici, solo demoni che volevano approfittare dell’oscurità per trascinarmi nell'oblio. Il mio settimo ricordo,l’ ”Oblio”.L’unica forza che mi legava al mondo era quella nata dall'amore per Maria. Quella forza piano piano apriva gli occhi della mia mente,mostrandomi ciò che realmente ero, una persona comune con una vita “comunissima”.Quella forza non era un ricordo,ma la voce del presente che guida la mia vita verso un nuovo sentiero,ricco di sogni e speranze.