È ancora possibile oggi vivere un periodo di tristezza provocata da un grave lutto o da una pesante delusione amorosa senza ritrovarsi immediatamente inquadrati in una diagnosi di depressione, con conseguente intervento di uno specialista e di una terapia farmacologica?
La normale tristezza può dunque rimanere distinta dalla depressione? Il drastico cambiamento diagnostico degli ultimi decenni, che sembrava dover fornire alla psichiatria criteri oggettivi di valutazione, ha avuto l’effetto collaterale di qualificare casi di naturale tristezza, dovuta a situazioni di vita, come patologici stati d’animo, con inevitabili errori di medicalizzazione.
In questo libro Horwitz e Wakefield inseriscono la tristezza in un quadro evolutivo, illustrando la crisi della cultura attuale che ha comportato il quasi totale disconoscimento di un sentimento umano e la dispensa a piene mani di qualificazione di patologia psichiatrica, la quale a sua volta non viene adeguatamente trattata. Ciò ha fatto della nostra epoca un’autentica «era della depressione».
La normale tristezza può dunque rimanere distinta dalla depressione? Il drastico cambiamento diagnostico degli ultimi decenni, che sembrava dover fornire alla psichiatria criteri oggettivi di valutazione, ha avuto l’effetto collaterale di qualificare casi di naturale tristezza, dovuta a situazioni di vita, come patologici stati d’animo, con inevitabili errori di medicalizzazione.
In questo libro Horwitz e Wakefield inseriscono la tristezza in un quadro evolutivo, illustrando la crisi della cultura attuale che ha comportato il quasi totale disconoscimento di un sentimento umano e la dispensa a piene mani di qualificazione di patologia psichiatrica, la quale a sua volta non viene adeguatamente trattata. Ciò ha fatto della nostra epoca un’autentica «era della depressione».