La fine della Grande Guerra sconvolge non solo il Mondo intero e le Nazioni ma anche un piccolo paese della provincia messinese, che va incontro alle violenze del Fascismo ancor prima che esso prenda il potere in Italia e diventi regime. Nella Sicilia inerte e ancora sottomessa a retaggi feudali, la vita quotidiana di padroni e servi, mondo contadino e piccola borghesia, è sconvolta dall'irruzione della politica. Un triennio, dal 1919 al 1921, viene raccontato intorno alla storia di Vincenzo e Maddalena: comincia con la fine della guerra e il ritorno dal fronte e finisce in America. Intorno i padroni che non rinunciano a essere ciò che sono sempre stati, e la gente di Sampieri, analfabeta ma entusiasta di poter legittimare finalmente la propria dignità, almeno fino a quando non viene nuovamente offesa dalla violenza fisica, come sta avvenendo in Continente. Il ritorno dei combattenti e la costituzione delle sezioni dei partiti di massa trasformano la vita di paese, le persone e le relazioni, anche le più intime. Anni vissuti intensamente: entusiasmi, ansie, liti familiari, resistenze, rapporti ancestrali in crisi, la tranquillità del quotidiano a repentaglio. Cambiano anche vecchi liberali e galantuomini siciliani; per gli altri c'è la politica da imparare, il voto, socialisti e comunisti, i congressi a Messina, le donne del partito, le discussioni e poi le divisioni, e tutto intorno il ruolo dei preti, degli artigiani, di mezzadri e campieri, contadini e braccianti. Tutto di corsa per i paesani di Sampieri: insieme alle invenzioni, gli spostamenti col treno, i telegrammi, i giornali, un mondo stravolto in poco tempo che stravolge le esistenze dei singoli, come Vincenzo e Maddalena. Le camicie nere, a braccetto con le istituzioni, obbligano con la violenza alla rassegnazione, ma non tutte le cose tornano al loro posto: un mondo antico è scomparso per sempre, anche se il nuovo è costretto a rimanere in silenzio nelle menti e nei cuori per oltre un ventennio.