Non trascriverò – qui – nessuno dei versi che compongono la raccolta di Carlos Sánchez La poesia, le nuvole e l’aglio; ciascuno di noi, ne avrà tempo e agio nella lettura che avverrà in séguito del libro. La scelta discende dalla volontà che ho di lasciare ‘intatta’ ogni espressione, sia in lingua spagnola sia in lingua italiana, sempre originali, concepite complementari.Vi è, nel titolo di raccolta, il color candido per eccellenza: il bianco; infatti, in estremo, le nuvole sono bianche; l’aglio, in estremo, è di eguale pittura; e pure la poesia, malgrado le intemperie, propende infine al bianco. Lo stesso lutto, in Paesi orientali di grandi tradizioni, veste col colore della poesia, e la trascende, e nel proprio divenire si cangia in trascendenza. I versificatori (non i poeti) oggi sono una moltitudine, ciononostante, senza alcuna mia inquietudine, presente o futura, posso affermare che due sono le gemme da me osservate sbocciare ne La poesia, le nuvole e l’aglio: un ancestrale rispetto del senso e una savia ricerca di poeticità. Non poco, tutt’altro. Come ci si incontrasse, defilate le tradizioni culturali dell’Occidente, soprattutto con l’invincibile comprensione dei concetti visivi del Tao, mi sovviene una frase, la quale può suggellare i versi del Carlos Sánchez del libro in opera, recitata dall’attore Tino Buazzelli, in una sua interpretazione di Nero Wolfe: «La verità è come la poesia, giunge in punta di piedi da dove meno l’aspetti». Che, appunto, dà convegno alla lezione taoista dell’agire senza agire. Enrico D’Angelo