La situazione di incertezza generale in cui ci ha catapultati l’emergenza Coronavirus, mettendo in discussione ogni ambito della nostra vita quotidiana e futura, ha reso di nuovo attuale l’atto del “pregare”. Un atto personale e libero, con il quale si instaura un rapporto unico con la trascendenza, ma al tempo stesso universale: che ha valore per tutti, anche per chi non crede.
Di qui l’attualità di una riflessione che metta in evidenza le difficoltà ma anche le potenzialità della preghiera come modalità di relazione tra il finito e l’infinito, prese in esame nel libro in un corpo a corpo con le più cruciali questioni teologiche: cosa serve pregare se la preghiera non viene esaudita? Un Dio misericordioso, onnipotente e immutabile, come può permettere il male del mondo? E ancora, come può esaudire la nostra preghiera, se questo significa colmare una presunta carenza? Viceversa, un Dio sofferente come noi, a nostra immagine, come potrebbe sostenerci?
La preghiera, attraverso queste e altre domande, in quanto atto di riconoscimento dei limiti umani e della necessità di cercare oltre se stessi le risposte ultime, appare una insostituibile risorsa di senso.
Di qui l’attualità di una riflessione che metta in evidenza le difficoltà ma anche le potenzialità della preghiera come modalità di relazione tra il finito e l’infinito, prese in esame nel libro in un corpo a corpo con le più cruciali questioni teologiche: cosa serve pregare se la preghiera non viene esaudita? Un Dio misericordioso, onnipotente e immutabile, come può permettere il male del mondo? E ancora, come può esaudire la nostra preghiera, se questo significa colmare una presunta carenza? Viceversa, un Dio sofferente come noi, a nostra immagine, come potrebbe sostenerci?
La preghiera, attraverso queste e altre domande, in quanto atto di riconoscimento dei limiti umani e della necessità di cercare oltre se stessi le risposte ultime, appare una insostituibile risorsa di senso.