Dopo l'unificazione, nel 1861, col Regno d'Italia del Regno borbonico delle Due Sicilie, attraverso i rapporti di Pasquale Villari, Leopoldo Franchetti, Sidney Sonnino, Stefano Iacini e Giustino Fortunato, emersero i problemi sociali ed il livello di arretratezza economica e culturale in cui versava l'ex stato borbonico. Situazione che venne individuata come "questione meridionale". Il saggio illustra i problemi emersi in quel tempo nelle regioni meridionali che lo Stato unitario, dopo aver sedato i fenomeni di brigantaggio alimentato dall'insofferenza sociale, cercò di affrontare con provvedimenti inefficaci operati sia dalla destra che dalla sinistra storica. Si susseguirono crisi agrarie, lotte contadine e sommosse sociali che indusse la classe politica di fine '800 a trovare, con avventurose iniziative coloniali, sbocchi lavorativi. Di questi nuove opportunità si individuarono con l'emigrazione. In tale contesto, mentre si radicalizzavano le organizzazioni criminali, si registrava l'avvento del fascismo.