Mario Rapisardi (1844-1912), scrittore, poeta, classicista, docente universitario e libero muratore, è una di quelle figure che dovrebbero essere di buon grado celebrate come assoluti e indiscussi giganti della letteratura italiana ed europea, eppure pochi oggi conoscono il suo nome e leggono le sue straordinarie opere. Sul "Vate Etneo" - come egli stesso si appellò nel suo autoritratto poetico presente nel poema Atlantide, è calata nel corso del Novecento una tacita damnatio memoriae. Il breve saggio La Religione di Vittorio Alfieri, incentrato sulla visione spirituale e religiosa del grande poeta e drammaturgo piemontese, che venne incluso nel 1930 nella raccolta Prose, Poesie e Lettere Postume, costituisce una delle più esemplari perle del criticismo letterario del Vate Etneo, e al contempo una rara indagine introspettiva e psicologica della personalità di uno dei padri della nostra letteratura; un'indagine in conclusione della quale Rapisardi si sente di poter affermare che «Né il Cattolicismo, né il Cristianesimo erano dunque la religione dell'Alfieri». E che «Egli fu religioso al modo di tutti gli animi eccelsi; credette a un Ideale di liberta, di giustizia, di carità». Con saggio introduttivo di Nicola Bizzi.
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