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“Mi sembrava abbastanza singolare che la stessa cosa potesse venire da Dio e dal diavolo, a seconda di come a loro piacesse considerarla. Vi sono molte circostanze simili in religione e, tra coloro che mi hanno consolata, alcuni mi hanno detto che i miei pensieri erano altrettante istigazioni di Satana, altri che erano ispirazioni di Dio. Lo stesso male viene da Dio, che ci mette alla prova, o dallo spirito maligno, che ci tenta”.
Scritto nel 1758 e basato su un autentico caso giudiziario, il romanzo narra la storia di Suzanne Simonin, frutto di una relazione adulterina della madre e, in quanto tale, da sempre invisa agli occhi di colui che riteneva suo padre.
Costretta dalla famiglia, anche per motivi economici, a entrare in convento, viene destinata al monastero di Longchamps. Qui i continui maltrattamenti della madre superiora, la inducono a denunciare i soprusi, ma, perso il processo, viene spedita in un altro convento, dove attira le morbose e lascive attenzioni della badessa.
Dopo lungo tempo, incapace di tollerare oltre quella situazione, decide di fuggire, riconquistando quella libertà tanto a lungo agognata.
Diderot denuncia con questo testo non solo le angherie e l’abuso di potere che caratterizzano l’ambiente monastico, ma altresì l’ingiustizia di una madre che costringe la figlia a espiare le proprie colpe.
Un romanzo moderno e attuale che suscita una profonda e lucida riflessione sull’aspirazione umana alla libertà.
Denis Diderot (Langres 1713 – Parigi 1784), filosofo e scrittore francese, fu uno dei massimi rappresentanti dell’Illuminismo. Tra le sue opere, si ricordano i romanzi Il nipote di Rameau (1772) e Jacques il fatalista e il suo padrone (1773), così come i saggi filosofici L’interpretazione della natura (1773) e Il Sogno di D’Alambert (1769).
“Mi sembrava abbastanza singolare che la stessa cosa potesse venire da Dio e dal diavolo, a seconda di come a loro piacesse considerarla. Vi sono molte circostanze simili in religione e, tra coloro che mi hanno consolata, alcuni mi hanno detto che i miei pensieri erano altrettante istigazioni di Satana, altri che erano ispirazioni di Dio. Lo stesso male viene da Dio, che ci mette alla prova, o dallo spirito maligno, che ci tenta”.
Scritto nel 1758 e basato su un autentico caso giudiziario, il romanzo narra la storia di Suzanne Simonin, frutto di una relazione adulterina della madre e, in quanto tale, da sempre invisa agli occhi di colui che riteneva suo padre.
Costretta dalla famiglia, anche per motivi economici, a entrare in convento, viene destinata al monastero di Longchamps. Qui i continui maltrattamenti della madre superiora, la inducono a denunciare i soprusi, ma, perso il processo, viene spedita in un altro convento, dove attira le morbose e lascive attenzioni della badessa.
Dopo lungo tempo, incapace di tollerare oltre quella situazione, decide di fuggire, riconquistando quella libertà tanto a lungo agognata.
Diderot denuncia con questo testo non solo le angherie e l’abuso di potere che caratterizzano l’ambiente monastico, ma altresì l’ingiustizia di una madre che costringe la figlia a espiare le proprie colpe.
Un romanzo moderno e attuale che suscita una profonda e lucida riflessione sull’aspirazione umana alla libertà.
Denis Diderot (Langres 1713 – Parigi 1784), filosofo e scrittore francese, fu uno dei massimi rappresentanti dell’Illuminismo. Tra le sue opere, si ricordano i romanzi Il nipote di Rameau (1772) e Jacques il fatalista e il suo padrone (1773), così come i saggi filosofici L’interpretazione della natura (1773) e Il Sogno di D’Alambert (1769).