Perché la scienza delle direzioni? Perché è il modo più antico, sperimentato e testato, per prendersi cura di sé grazie all’energia dei punti cardinali. Il cerchio è un simbolo di tutte le culture matrifocali, perché rappresenta il ciclo vitale ma anche il disco solare. La ruota delle direzioni, o ruota del tempo, è stata rappresentata in molteplici modi, stanziali e fissi, mobili e transitori, e perfino fatiscenti, come i mandala buddisti fatti di sabbie colorate che poi vengono cancellate, o quelli andini fatti di fiori, che durano il tempo di una cerimonia o di un rituale di guarigione. La scienza delle direzioni è uno strumento semplice e meraviglioso di auto-analisi ed esplorazione del cosmo, grazie al principio “come in alto così in basso, come fuori così dentro”. Non è un sistema di credenze ma una via di conoscenza, che ci mostra il modo in cui noi “incorniciamo” il nostro mondo. Forse, ancora più interessante è il fatto che il sacro cerchio è uno strumento di guarigione, nel senso che, se usato con consapevolezza, è in grado di guarire psiche e corpo. La grandezza del pensiero sciamanico sta in questo: i dogmi sono le sperimentazioni degli altri, quello che funziona con ognuno di noi possiamo saperlo soltanto noi. Se lo vorrete fare, sarà un viaggio appassionante che vi conquisterà come ha conquistato già milioni di persone di ogni razza e cultura. La ruota è il manufatto più banale e geniale che il genere umano abbia elaborato. Sembra l’uovo di Colombo e invece è frutto di intelligenza divina. Nasce dall’osservazione della natura: la rotondità degli astri, la ciclicità delle stagioni, il susseguirsi dei giorni, il mutare delle ore. Tutto gira, tutto va e poi di nuovo torna, tutto si trasforma pur restando sempre uguale. Questa percezione è stata tradotta in immagine, e poi in manufatto, dai nostri antenati. La scienza contenuta nella ruota si esprime attraverso il simbolo. Questo, perché le parole non possono rappresentare i significati profondi che sono contenuti nei simboli. La spiegazione di questo fenomeno diventa chiara e intuitiva quando pensiamo che la manifestazione stessa (il creato, il mondo così come lo conosciamo) è un simbolo. Se il verbo divino – come dicono tutte le tradizioni – si esprime nella creazione è perché si manifesta attraverso qualcosa di visibile. Possiamo dire che la manifestazione è il simbolo della sacralità e divinità che origina l’universo. Mappa del cielo e della terra, misura del tempo e dello spazio, calendario e toponomastica del territorio, la scienza delle direzioni è un sapere, accumulato nei millenni dall’uomo, e affonda le sue radici nelle specie che ancora non erano “uomo” (homo sapiens sapiens). Quando l’uomo era ominide, già aveva accumulato talmente tanta esperienza della natura e del ciclo della vita che, quando lo sviluppo in homo sapiens sapiens lo ha trovato con un cervello più denso e una consolidata abilità simbolizzatrice, capace di astrazione e concettualizzazione, e auto-consapevole, allora è stato anche in grado di dar vita a un sistema simbolico che rappresentasse quelle esperienze maturate nei millenni e dar loro un nome. Questo nome oggi può tradursi in Scienza delle Direzioni, definizione che riassume in due parole il senso di quelle millenarie esperienze, percezioni, visioni, connessioni con l’universo e con l’essenza della natura.