1,99 €
inkl. MwSt.
Sofort per Download lieferbar
  • Format: PDF

Indice ragionato Il 17 marzo 1978 le Brigate Rosse telefonano al “Messaggero” per indicare il luogo in cui hanno lasciato una foto di Moro e il primo comunicato di rivendicazione del rapimento. La telefonata è intercettata dai Carabinieri, ma non viene ritenuta credibile, e così nessuno va a controllare. Solo i cronisti del “Messaggero”, più scrupolosi, fanno un tentativo, ma non trovano nulla. Il giorno dopo, il 18 marzo, Morucci, il “postino” delle Br, richiama il “Messaggero”. Inspiegabilmente però le intercettazioni sull’utenza del giornale sono state staccate, anche se non erano venuti…mehr

Produktbeschreibung
Indice ragionato Il 17 marzo 1978 le Brigate Rosse telefonano al “Messaggero” per indicare il luogo in cui hanno lasciato una foto di Moro e il primo comunicato di rivendicazione del rapimento. La telefonata è intercettata dai Carabinieri, ma non viene ritenuta credibile, e così nessuno va a controllare. Solo i cronisti del “Messaggero”, più scrupolosi, fanno un tentativo, ma non trovano nulla. Il giorno dopo, il 18 marzo, Morucci, il “postino” delle Br, richiama il “Messaggero”. Inspiegabilmente però le intercettazioni sull’utenza del giornale sono state staccate, anche se non erano venuti meno i motivi per cui erano state disposte. In ogni caso, questa volta i cronisti del “Messaggero” sono più fortunati: trovano la foto e il primo comunicato delle Brigate Rosse. La foto è stata fatta con una polaroid, ritagliata ai bordi; i tagli però non impediscono di identificare marca e modello della macchina fotografica. Si riescono a determinare anche le dimensioni del locale in cui la foto è stata scattata. Insomma tutto ciò che la foto potrebbe raccontare, lo racconta. Ma allora perché tagliarla se quei tagli non servono a nulla? Su questa foto vengono fatte due perizie e un ulteriore “speciale accertamento tecnico” lo vorrebbero fare anche i servizi segreti. Il Gen. Giulio Grassini, Direttore del Sisde, chiede al P.M. titolare dell’inchiesta di avere la foto originale di Moro. Il motivo della richiesta sfugge: con quali attrezzature sarebbe stato fatto questo “speciale accertamento tecnico” se all’epoca del rapimento Moro il Sisde di fatto non è operativo, come riferisce lo stesso Generale Grassini alla Commissione parlamentare di inchiesta? Questa è la mia ipotesi: quel mancato (intenzionale) ritrovamento del comunicato n. 1 e la manomissione della foto di Moro fatta ritrovare insieme al comunicato, sono i segnali di una trattativa sotterranea. Oggetto dello scambio sono, da una parte, l’assicurazione da parte delle Br che non verranno diffuse le informazioni “sensibili” che Moro dovesse rivelare e, dall’altra, l’assicurazione che alle BR verrà garantita una sorta di “ragionevole durata del processo popolare”, che ne esalti la capacità di tenere sotto scacco lo Stato democratico. Che poi Moro, l’artefice del governo con i comunisti, ci possa lasciare la vita è una conseguenza che alle BR e alla loro controparte, in fondo, non importa poi granchè. Entrano in questa trattativa anche altri due soggetti: Tony Chichiarelli, un falsario informatore dei servizi segreti, e un giornalista, Mino Pecorelli. Tutti e due uccisi da killers rimasti ignoti; quest’ultimo, in particolare, è ucciso lo stesso giorno in cui esce un suo articolo che, tra le altre cose, si interroga sulle modalità in cui è avvenuto il ritrovamento della foto e del primo comunicato delle Brigate Rosse.