Laitano è un ricostruttore di passati. Mestiere importante in una nazione dalla memoria corta come l'Italia. "Le femmine del babbuino" e "La sindrome di Bettega", primi due volumi dedicati al commissario Laitano, sono pieni di verità storiche più o meno sgradevoli, raccontate come solo un grande scrittore di noir può fare. di Mechi Cena «Ricordare non è sapere», dice l'americano con otto dita, forse un agente della CIA, che tutto ricorda ma ben poco sa di ciò che ricorda «Sai perché la gente va da una cartomante? Non per conoscere il futuro ma per sapere se la moglie li ha traditi», sembra fargli eco Stavros Kasalis, ufficiale greco rinnegato, assassino per conto dei Servizi segreti jugoslavi. È il passato a essere in continua mutazione, non il futuro, e il commissario Laitano, ricostruttore di passati per professione, lo sa. Sa di non sapere. «Il passato non esiste, per come lo conosciamo», ma deve, per sopravvivere o vivere, accettare di lasciare ogni cosa che sta nel suo posto sbagliato. Mechi Cena, figlio di una controcultura che prima ancora di opporsi sapeva proporre alternative, ci consegna questo volume che pare sfuggire, per progetto, caso o errore, alla classificazione per generi. Perché è utopico pensare che "il sonno della ragione genera mostri". In realtà, li ha già generati.
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