La storiografia, convenzionalmente, viene considerata essere nata con Erodoto, e con Erodoto appariva sotto forma di "Storie", ossia di aneddoti, molto simili all'attuale "gossip". Giambattista Vico tentò di farne "La Scienza Nuova", ma a parte le lodi degli illuministi e di alcuni storiografi dell'ottocento, che tentarono di farne una scienza, la storiografia rimase, in gran parte, l'agiografia (od esaltazione illimitata, fino a farne dei miti) dei personaggi, che gli storiografi hanno in simpatia, o li ritengano graditi a coloro che detengono il potere, nel momento cronologico in cui scrivono (oppure: li ritengano degni di attenzione per coloro che avranno il potere nel periodo storico che essi auspicano, o che ritengono si produrrà: necessariamente), oppure descrivono quei personaggi (od eventi in cui furono coinvolti) in modo che ne venga odiata l'esistenza, posasibilmente per tutta l'eternità (costruiscono, così, quella che i latini definivano la: "Damnatio Memoriae").
La difficoltà, non tanto di creare una storiografia basata realmente su criteri scientifici, quanto di farla accettare, non tanto dagli storici, quanto dagli strati dirigenti di una qualsiasi società, è dovuta all'esigenza di dare alla storia esattamente il senso che serve a giustificare la realtà della condizione umana, in una data realtà strutturale, e con determinati regimi politici. E questo, anche se la possibilità di dare un senso, scientificamente comprovato, alla evoluzione storica, possa servire ai governanti di procedere, nelle loro scelte, non più al buio ed a tentoni, ma sapendo esattamente quale sia la realtà storica di un dato momento cronologico e quale sia l'evoluzione più probabile (a valutare, magari con l'aiuto di specifici algoritmi, entro specifici parametri) della stessa realtà storica, nel suo complesso, in ogni singola regione del globo e per ogni singola unità statuale.
La conoscenza scientifica delle cause che determinano l'evoluzione storica, cozza contro le convinzioni più profonde degli esseri umani, i quali, volendo dare un senso alla propria esistenza, sentono di poter avere un ruolo attivo, seppur magari infinitesimale, nell'evoluzione della storia (ameno che credano nella "provvidenza" di un Dio, dalla volontà non conoscibile, ma, in fondo, volta, sempre, al maggior bene finale dell'umanità). La consapevolezza del fatto che ci si trovi ingabbiati in una realtà storica che evolva secondo criteri, o cause agenti, del tutto estranei alla consapevolezza, ed alla volontà, degli individui, delle collettività e dei "grandi" personaggi storici (nonché di entità, o di un "essere", trascendentale: ossia, spirituale), ci sconvolgerebbe in modo irreversibile e, forse, persino, in modo devastante.
Solo la prospettiva di poter progettare un'organizzazione sociale che coinvolga le facoltà mentali, la volontà, i desideri e le finalità di tutti gli individui che abbiano un'apertura mentale tale da liberarsi, gradualmente ed, almeno parzialmente, dal determinante condizionamento della realtà strutturale in cui siamo immersi, e possa consentire di raggiungere una piena dignità di esseri umani: totalmente consapevoli di sé; potrà consentire, a qualcuno (più libero di mente) di dare un'occhiata (priva di veli e di illusorie certezze) alla effettiva condizione di partenza dell'umanità, nel momento cronologico in cui ciascuno di questi individui si trovi a vivere, facendosi una chiara idea di quale sia la prospettiva evolutiva a breve medio termine, ove si prescinda dalla progettazione di un nuovo modello di organizzazione della società, lasciando il futuro dell'umanità nelle mani del "pilota automatico", che ci guida attualmente.
La difficoltà, non tanto di creare una storiografia basata realmente su criteri scientifici, quanto di farla accettare, non tanto dagli storici, quanto dagli strati dirigenti di una qualsiasi società, è dovuta all'esigenza di dare alla storia esattamente il senso che serve a giustificare la realtà della condizione umana, in una data realtà strutturale, e con determinati regimi politici. E questo, anche se la possibilità di dare un senso, scientificamente comprovato, alla evoluzione storica, possa servire ai governanti di procedere, nelle loro scelte, non più al buio ed a tentoni, ma sapendo esattamente quale sia la realtà storica di un dato momento cronologico e quale sia l'evoluzione più probabile (a valutare, magari con l'aiuto di specifici algoritmi, entro specifici parametri) della stessa realtà storica, nel suo complesso, in ogni singola regione del globo e per ogni singola unità statuale.
La conoscenza scientifica delle cause che determinano l'evoluzione storica, cozza contro le convinzioni più profonde degli esseri umani, i quali, volendo dare un senso alla propria esistenza, sentono di poter avere un ruolo attivo, seppur magari infinitesimale, nell'evoluzione della storia (ameno che credano nella "provvidenza" di un Dio, dalla volontà non conoscibile, ma, in fondo, volta, sempre, al maggior bene finale dell'umanità). La consapevolezza del fatto che ci si trovi ingabbiati in una realtà storica che evolva secondo criteri, o cause agenti, del tutto estranei alla consapevolezza, ed alla volontà, degli individui, delle collettività e dei "grandi" personaggi storici (nonché di entità, o di un "essere", trascendentale: ossia, spirituale), ci sconvolgerebbe in modo irreversibile e, forse, persino, in modo devastante.
Solo la prospettiva di poter progettare un'organizzazione sociale che coinvolga le facoltà mentali, la volontà, i desideri e le finalità di tutti gli individui che abbiano un'apertura mentale tale da liberarsi, gradualmente ed, almeno parzialmente, dal determinante condizionamento della realtà strutturale in cui siamo immersi, e possa consentire di raggiungere una piena dignità di esseri umani: totalmente consapevoli di sé; potrà consentire, a qualcuno (più libero di mente) di dare un'occhiata (priva di veli e di illusorie certezze) alla effettiva condizione di partenza dell'umanità, nel momento cronologico in cui ciascuno di questi individui si trovi a vivere, facendosi una chiara idea di quale sia la prospettiva evolutiva a breve medio termine, ove si prescinda dalla progettazione di un nuovo modello di organizzazione della società, lasciando il futuro dell'umanità nelle mani del "pilota automatico", che ci guida attualmente.
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