Premessa di Riccarda Dalbuoni Peteano, provincia di Gorizia, 31 maggio 1972: una Fiat 500 abbandonata in un bosco imbottita di esplosivo innescato. Alcuni colpi esplosi contro il parabrezza; una telefonata anonima richiama sul posto una pattuglia dei Carabinieri. Quando i militari aprono il cofano, la bomba esplode uccidendo tre di loro e ferendone gravemente un quarto. Per anni le indagini ignorarono i veri colpevoli, focalizzandosi su una varietà di indiziati e imputati che nulla avevano a che fare con il crimine. Le responsabilità dei veri autori dell’attentato divenne chiara molto più tardi. Allora inviato speciale del “Giorno”, il giornalista Gian Pietro Testa seguì fi n dall’inizio le indagini dei carabinieri di Udine e denunciò l’incongruenza che aveva portato gli inquirenti ad arrestare sei giovani innocenti. I due processi successivi confermarono i dubbi: gli imputati furono assolti e gli indagatori accusati della copertura ai terroristi neri autori dell’attentato. Un generale, un maggiore e un capitano della Benemerita, i quali avevano operato sotto l’infl uenza degli apparati deviati dello Stato, vennero a loro volta processati e condannati. Ma perchè quelle coperture e quei depistaggi? Il libro, pubblicato nel 1976 da Einaudi attraverso una ricostruzione minuziosa, offre numerose risposte che oggi, a 35 anni di distanza, appaiono ancora più convincenti di ieri: questa la ragione di un’opera, ormai introvabile, che rappresenta la chiave di interpretazione fedele per tutto lo stragismo di quegli anni, e il doveroso ricordo di una “piccola”, dimenticata efferatezza.