Due regni sono divisi da un muro invalicabile; due ragazzi, di due mondi differenti, tentano di liberare la loro gente da un potere sceso così in profondità nei corpi e negli spiriti da sembrare del tutto “normale”. Due popoli divisi da frontiere fisiche e culturali apparentemente insuperabili; una vicenda di discriminazione e respingimento ma anche di speranza. “Prima di nascere non siamo stati forse tutti clandestini? Noi come Voi. C’è una frontiera misteriosa che ci separa dalla luce e non tutti riescono a oltrepassarla. Non tutti quelli che partono arrivano sulla terra. Eppure si buttano”. Una domanda fondamentale impregna il libro, trasposto in opera teatrale: Ulisse era un viandante, alla pari dei “viaggiatori in balìa del mare” dei nostri giorni, i migranti; saranno considerati anch’essi, un giorno, degli eroi, oppure il loro ricordo e il loro dramma saranno definitivamente rimossi?