Perché mai il protagonista ha ricevuto in eredità da un collega, morto di una malattia sconosciuta, uno specchio antico, sul quale sono incisi alcuni caratteri della lingua dei Micenei? È stato solo il gesto di una mente ottenebrata?
A Creta egli è ben presto coinvolto dal primo di una serie di avvenimenti enigmatici: il giovane che lo soccorre in un uliveto e subito si allontana è reale o un’allucinazione?
Che significano in seguito le fitte impronte e le sconcertanti offerte, appese ai rami degli alberi sulla sommità di un monte, di numerose presenze femminili?
Questi avvenimenti culminano in un selvaggio rito orgiastico, durante il quale il protagonista è salvato dall’ambigua epifania di un’arcana presenza femminile. Sconvolto da tale apparizione, potrà egli condividere ancora la miseria della condizione umana?
(Valutazione epistolare di Giorgio Bárberi Squarotti, Maestro accademico e critico letterario)
«L’autore sa armonizzare mito e ironia, storia e attualità, filologia ed evocazione dionisiaca con straordinaria sapienza di parola e con efficace animazione di personaggi, fino alla visionarietà più intensa… Al romanzo vero e proprio ha aggiunto note e commenti e citazioni argute e dottissime al tempo stesso: che gioia, allora, ritrovare così viva e sapiente la tradizione e i miti greci per opera sua, della sua scrittura!»
*** RECENSIONI
«Un paesaggio… sotto le luci più abbacinanti della solarità mediterranea diventa teatro per presagi ed epifanie. Il romanzo ha un tempo unitario che lo rende tanto più avvincente: la scrittura è compatta e gli eventi si snodano legati strettamente da una sorta di tensione. Il tema è classico per eccellenza: amore e morte, eros e thanatos, motivo dominante che si ritrova poi declinato come comune denominatore a connotare le opposte tensioni dell’animo dei vari personaggi… È proprio una classicità rivista come in una prospettiva di “realismo magico”, colta nella sua indecifrabile fisicità, a creare il fascino più vivo.»
Alessandra Galetto, giornalista letteraria del quotidiano “L’Arena”
A Creta egli è ben presto coinvolto dal primo di una serie di avvenimenti enigmatici: il giovane che lo soccorre in un uliveto e subito si allontana è reale o un’allucinazione?
Che significano in seguito le fitte impronte e le sconcertanti offerte, appese ai rami degli alberi sulla sommità di un monte, di numerose presenze femminili?
Questi avvenimenti culminano in un selvaggio rito orgiastico, durante il quale il protagonista è salvato dall’ambigua epifania di un’arcana presenza femminile. Sconvolto da tale apparizione, potrà egli condividere ancora la miseria della condizione umana?
(Valutazione epistolare di Giorgio Bárberi Squarotti, Maestro accademico e critico letterario)
«L’autore sa armonizzare mito e ironia, storia e attualità, filologia ed evocazione dionisiaca con straordinaria sapienza di parola e con efficace animazione di personaggi, fino alla visionarietà più intensa… Al romanzo vero e proprio ha aggiunto note e commenti e citazioni argute e dottissime al tempo stesso: che gioia, allora, ritrovare così viva e sapiente la tradizione e i miti greci per opera sua, della sua scrittura!»
*** RECENSIONI
«Un paesaggio… sotto le luci più abbacinanti della solarità mediterranea diventa teatro per presagi ed epifanie. Il romanzo ha un tempo unitario che lo rende tanto più avvincente: la scrittura è compatta e gli eventi si snodano legati strettamente da una sorta di tensione. Il tema è classico per eccellenza: amore e morte, eros e thanatos, motivo dominante che si ritrova poi declinato come comune denominatore a connotare le opposte tensioni dell’animo dei vari personaggi… È proprio una classicità rivista come in una prospettiva di “realismo magico”, colta nella sua indecifrabile fisicità, a creare il fascino più vivo.»
Alessandra Galetto, giornalista letteraria del quotidiano “L’Arena”