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Il presente volume nasce con l’intento di documentare il ritrovamento di una tela autografa della pittrice Artemisia Gentileschi, datata 1626 e rimasta per lungo tempo chiusa in un magazzino della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso. Del dipinto, che si ispira a un famoso episodio evangelico, era nota ai critici solo una copia eseguita qualche anno più tardi da Pacecco De Rosa, ma fino al momento del rinvenimento da parte dell’autrice non c’erano notizie certe sulla sua esistenza, né tantomeno se ne poteva rintracciare l’esatta ubicazione. Attraverso uno scrupoloso lavoro di restauro…mehr

Produktbeschreibung
Il presente volume nasce con l’intento di documentare il ritrovamento di una tela autografa della pittrice Artemisia Gentileschi, datata 1626 e rimasta per lungo tempo chiusa in un magazzino della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso. Del dipinto, che si ispira a un famoso episodio evangelico, era nota ai critici solo una copia eseguita qualche anno più tardi da Pacecco De Rosa, ma fino al momento del rinvenimento da parte dell’autrice non c’erano notizie certe sulla sua esistenza, né tantomeno se ne poteva rintracciare l’esatta ubicazione. Attraverso uno scrupoloso lavoro di restauro conservativo – puntualmente descritto e illustrato tramite un cospicuo numero di immagini – la tela e la sua cornice sono state riportate all’antico splendore, restituendo così al pubblico uno straordinario esempio del talento della più grande artista donna della storia italiana.

Michaela Amelio è nata a Roma il 10 luglio del 1973. A Roma studia per cinque anni all’Istituto Statale d’Arte e, dopo la maturità in arte applicata, si dedica allo studio della conservazione e del restauro delle opere antiche, specializzandosi nel restauro di tele e tavole lignee e sculture policrome e, successivamente, di affreschi e dipinti murali; all’attivo anche uno stage su materiale lapideo (marmo e pietra). Dal 1992 ha lavorato al restauro di numerose opere in diversi luoghi d’arte, tra cui il Museo Civico di Turania (Rieti) e il museo privato Luigi Bellini di Firenze. All’attivo sono presenti a suo nome altre pubblicazioni riguardanti ricerche iconografiche svolte su opere d’arte religiose poco conosciute, come il saggio dedicato all’affresco del 400, della “Madonna di Torano” e le opere di padre Fedele da S. Biagio (zona del viterbese) e altre pubblicazioni in seguito a ricerche effettuate nella zona del reatino. Inoltre un testo che descrive la personale esperienza nel restauro, seguito da ricerche iconografiche svolte durante la fase analitica e conservativa su dipinti inediti di grandi pittori. Queste ricerche ne hanno determinato un avvicinamento volto alla conoscenza dell’iconografia, in quanto memoria, e alla simbologia protocristiana.