Viviamo in un’epoca di grande nervosismo. Si avverte un decadimento del benessere pressoché continuo, una compressione della classe media accompagnata da incertezze verso il futuro. Ma non esistono davvero spazi per pensare a qualcosa di nuovo? La via fluida lascia libera la mente di seguire alcuni sguardi che ricercano modelli sociali in grado di proporre nuove utopie. Capita allora che alcuni cittadini consumatori, piuttosto che recarsi alle urne per esprimere un voto ormai debole, esercitino invece un acquisto collettivo di servizi di governo. Oppure succede che una comunità, senza dover traslocare, ritenga di poter aderire allo stato che più le si attanaglia, superando quello che viene definito il “ricatto territoriale”. Fa la sua comparsa poi un nuovo federalismo costruito sui bisogni piuttosto che su logori contorni territoriali. Quegli sguardi in un secondo tempo cambiano pelle e diventano proposte, bozze di percorsi da provare a seguire. Fluidificare la società, fluidificare i confini? Che sia un'opportunità per alleggerire straordinari concentrati di interessi. Che sia la strada per liberalizzare non merci e capitali, ma offerte di servizi e governi? Qui non si vendono verità ma stimoli per provare a pensare qualche cosa di nuovo.