Filippo e Fatou, semplicemente due ragazzi. Il primo è uno studente svogliato, apatico, senza un vero interesse; costretto ad andare a una scuola che detesta, frequenta solo perché in caso di ennesima bocciatura la madre lo ha minacciato di fargli trascorrere l’estate lavorando piuttosto che in gita a Barcellona con gli amici. Il secondo è un profugo africano e fa l’accattone di fronte a un negozio di frutta e verdura. Saluta le persone che entrano o passano davanti al negozio e spera in una ricompensa in denaro oltre, ovviamente, a una cortese risposta al saluto. Arrivato da poco in Italia, sceso per miracolo dall’ennesimo barcone salvato dalla guardia costiera in fuga da un paese in guerra. Filippo passa davanti al negozio di frutta e verdura tutte le mattine con il suo scooter e tutte le mattine si domanda perché i negri non possono stare a casa loro invece di venire a rompere in Italia che abbiamo già i nostri problemi: un leitmotiv sentito e risentito mille volte dagli amici, dalla televisione, sui social, tra i compagni a scuola.
Coetanei, ma nati e cresciuti in due mondi opposti. Famiglia, casa, istruzione per l’uno, dolore, abbandono e morte per l’altro. Si scontrano, per caso. Parlano, si raccontano e capiscono qualcosa in più della vita. Il semplice guardarsi negli occhi forse cambierà qualcosa. Forse non è mai tardi per crescere.
Coetanei, ma nati e cresciuti in due mondi opposti. Famiglia, casa, istruzione per l’uno, dolore, abbandono e morte per l’altro. Si scontrano, per caso. Parlano, si raccontano e capiscono qualcosa in più della vita. Il semplice guardarsi negli occhi forse cambierà qualcosa. Forse non è mai tardi per crescere.