La condizione clinica dello stato vegetativo permanente ha sollevato, negli ultimi decenni, dibattiti sul trattamento di chi, a causa di lesioni cerebrali, ha perduto irreversibilmente la coscienza pur continuando a sopravvivere biologicamente. Anche i media hanno dato ampia notizia di casi divenuti celebri, come quelli di Karen Quinlan, Anthony Bland, Terry Schiavo ed Eluana Englaro. Dietro questi nomi si celano storie individuali, dilemmi morali che sollecitano la riflessione e pongono sfide al diritto. Questo volume presenta saggi di studiosi di vari settori disciplinari - filosofia, religione, diritto - e vuole essere un contributo al confronto, al fine di chiarire quali sono gli strumenti in grado di tutelare al meglio i diritti e la dignità degli uomini anche in situazioni cliniche 'di confine'.Matteo Galletti, studioso di Bioetica all'Università di Bologna, ha pubblicato il volume Decidere per chi non può. Approcci filosofici all'eutanasia non volontaria (Firenze 2005) e con S. Zullo e A. Verza ha curato la raccolta di saggi Bioetica. Diritto e diritti (Bologna 2006).Silvia Zullo si occupa di Bioetica presso l'Università di Bologna. Ha pubblicato il volume L'aiuto a morire. Eutanasia e diritto nell'orizzonte della filosofia di Emanuel Lévinas (Bologna 2006) e curato, con C. Faralli, l'antologia Questioni di fine vita. Riflessioni bioetiche al femminile (Bologna 2008).