Un cortile bolognese come tanti altri, incastrato tra le case di un quartiere popolare, in ballo tra le zone Saffi e Santa Viola e che narra in prima persona. Erba zero, nemmeno a pagarla. Un luogo che si racconta attraverso le storie dei suoi protagonisti, bambini e ragazzi cresciuti tra quelle mura a metà degli anni settanta. Protetti, ma con la voglia di scoprire il mondo. Le partite al pallone tra le auto parcheggiate, gli accampamenti lungo gli scalini di accesso ai portoni dei palazzi, le canzoni ascoltate in cantina, il nascondino, le cerbottane, le lunghe sfide con le biglie di vetro. Racconti. E poi le comiche messe in scena alle scuole elementari, le recite a teatro. Le lunghe corse in bicicletta fuori porta. Il bar all’angolo e i negozi, quelli di una volta. Lo stadio e la piscina poco più in là. I pomeriggi assolati senza l’ombra di un albero. Solo cemento a buttare fuori il calore. La voglia di scoprire il mondo là fuori. E tutto quello che il cortile non ha visto, lo ha ascoltato dalla voce di quella banda di grandi e piccoli che si sono voluti bene. Uno spaccato di vita che fatica a ritornare, e che probabilmente non esiste più. Storie che riemergono per chi le ha vissute, testimonianze per incuriosire chi non c’era.