La moneta femminile. Statonote e sovranità monetaria senza debito.
In questo testo Galloni suddivide il pianeta in tre aree: i Paesi emergenti ed emersi come la Cina che – per prima tra di essi – sta entrando nella fase postindustriale (l’industria sarà sempre importante, ma domanderà meno risorse a favore dei servizi); i Paesi di più antica industrializzazione che tentano di rilanciare il PIL – come gli USA di Trump – invece di comprendere come occorra un mutamento di paradigmi economici e monetari (anche l’UE cambierà rotta presto, guidata dalla Germania che – in crescente difficoltà – dovrà abbandonare le politiche di Austerity e con possibili sorprese proprio dall’Italia, la più titolata a fornire l’indirizzo della svolta); i Paesi poveri e in ritardo di sviluppo (ma in forte crescita demografica) che potranno modificare il loro destino se sapranno abbandonare l’esportazione delle materie prime, dei semilavorati e delle merci ad alto contenuto di lavoro sotto- pagato per far crescere la domanda interna e sostituire le importazioni: solo così si scongiurerà una migrazione di massa verso le realtà considerate più ricche.
Parafrasando Aldo Moro (ripubblicato a Bari “Il diritto. Lo Stato”, Cacucci 2006) si può dire che la stagione dei diritti - iniziata con le Rivoluzioni Borghesi e terminata con la svolta liberista di quarant’anni fa - si è esaurita; per dare spazio alla nuova stagione della convergenza o comunione di intenti. In ciò la prospettiva evolutiva della democrazia e dell’economia.
Antonino Galloni è nato a Roma il 17 marzo 1953. Ha svolto attività di studio e ricerca prima e dopo la sua laurea nel 1975 in Italia e all'estero, iniziando la sua attività di docente universitario a Roma, Milano, Modena, Napoli e Cassino. Funzionario di ruolo al Ministero del Bilancio dal 1979, si è dimesso nel 1986 per insanabili contrasti con i Governi sulle politiche economiche e monetarie: durante questo periodo collabora strettamente e continuativamente col professor Federico Caffè. Nel 1989 viene richiamato ai vertici dell'amministrazione – che aveva lasciato tre anni prima – dal Presidente del Consiglio per vedersi affidato l'incarico di contribuire a cambiare l'economia italiana perché le sue previsioni sui conti pubblici, sul Debito e sull'andamento delle imprese si erano rivelate esatte. Dopo meno di due mesi di attività, a seguito di pressioni della Banca d'Italia, del Ministro del Tesoro, della Confindustria, della Fondazione Agnelli, della Fiat e, addirittura, dello stesso Helmut Kohl, deve nuovamente allontanarsi dal Ministero del Bilancio. Nel 1990 viene dunque chiama-to dal Ministro del Lavoro Carlo Donat Cattin a fare il direttore generale dove resterà per oltre dieci anni, assumendo incarichi di gestione diretta della macchina amministrativa. Dal 2002 al 2010 ha svolto i controlli contabili all'Inpdap, dal 2010 al 2015 all'Inps, dal 2015 al 2018 all'Inail. È autore di numerosissimi saggi di economia che ne fanno uno degli autori più letti fra un pubblico che cerca soluzioni alternative e radicali ai mali della Società.
In questo testo Galloni suddivide il pianeta in tre aree: i Paesi emergenti ed emersi come la Cina che – per prima tra di essi – sta entrando nella fase postindustriale (l’industria sarà sempre importante, ma domanderà meno risorse a favore dei servizi); i Paesi di più antica industrializzazione che tentano di rilanciare il PIL – come gli USA di Trump – invece di comprendere come occorra un mutamento di paradigmi economici e monetari (anche l’UE cambierà rotta presto, guidata dalla Germania che – in crescente difficoltà – dovrà abbandonare le politiche di Austerity e con possibili sorprese proprio dall’Italia, la più titolata a fornire l’indirizzo della svolta); i Paesi poveri e in ritardo di sviluppo (ma in forte crescita demografica) che potranno modificare il loro destino se sapranno abbandonare l’esportazione delle materie prime, dei semilavorati e delle merci ad alto contenuto di lavoro sotto- pagato per far crescere la domanda interna e sostituire le importazioni: solo così si scongiurerà una migrazione di massa verso le realtà considerate più ricche.
Parafrasando Aldo Moro (ripubblicato a Bari “Il diritto. Lo Stato”, Cacucci 2006) si può dire che la stagione dei diritti - iniziata con le Rivoluzioni Borghesi e terminata con la svolta liberista di quarant’anni fa - si è esaurita; per dare spazio alla nuova stagione della convergenza o comunione di intenti. In ciò la prospettiva evolutiva della democrazia e dell’economia.
Antonino Galloni è nato a Roma il 17 marzo 1953. Ha svolto attività di studio e ricerca prima e dopo la sua laurea nel 1975 in Italia e all'estero, iniziando la sua attività di docente universitario a Roma, Milano, Modena, Napoli e Cassino. Funzionario di ruolo al Ministero del Bilancio dal 1979, si è dimesso nel 1986 per insanabili contrasti con i Governi sulle politiche economiche e monetarie: durante questo periodo collabora strettamente e continuativamente col professor Federico Caffè. Nel 1989 viene richiamato ai vertici dell'amministrazione – che aveva lasciato tre anni prima – dal Presidente del Consiglio per vedersi affidato l'incarico di contribuire a cambiare l'economia italiana perché le sue previsioni sui conti pubblici, sul Debito e sull'andamento delle imprese si erano rivelate esatte. Dopo meno di due mesi di attività, a seguito di pressioni della Banca d'Italia, del Ministro del Tesoro, della Confindustria, della Fondazione Agnelli, della Fiat e, addirittura, dello stesso Helmut Kohl, deve nuovamente allontanarsi dal Ministero del Bilancio. Nel 1990 viene dunque chiama-to dal Ministro del Lavoro Carlo Donat Cattin a fare il direttore generale dove resterà per oltre dieci anni, assumendo incarichi di gestione diretta della macchina amministrativa. Dal 2002 al 2010 ha svolto i controlli contabili all'Inpdap, dal 2010 al 2015 all'Inps, dal 2015 al 2018 all'Inail. È autore di numerosissimi saggi di economia che ne fanno uno degli autori più letti fra un pubblico che cerca soluzioni alternative e radicali ai mali della Società.