Angelo Mazza (1741-1817), poeta, scrittore, traduttore, grecista, grandissimo erudito e iniziato parmense, è stato una delle figure più interessanti del panorama letterario emiliano a cavallo tra il XVIII° e il XIX° secolo.
Dopo aver studiato nel prestigioso ateneo di Padova, è stato segretario dell’università di Parma, nell’ambito della quale, dal 1772, tenne la cattedra di lingua Greca.
Al 1770 risale il suo ricevimento nell’Accademia dell’Arcadia. Divenne infatti pastore arcade, assumendo il nome iniziatico di Armonide Elideo, e Gioacchino Pizzi, custode generale dell’Accademia, gli concesse l’onore di usare l’insegna e le denominazioni pastorali in tutte le sue pubblicazioni.
La sua produzione letteraria è notevole, sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. Alle numerose traduzioni, sia di autori classici che contemporanei, si accompagnarono poemi, sonetti, inni, egloghe, stanze, poemetti e altre composizioni di varia natura, con frequenti richiami alla Filosofia platonica, alla mitologia e alla classicità.
L’Androgino, uno dei più interessanti poemetti mazziani, riflette in pieno la dimensione spirituale di questo grande protagonista della nostra letteratura. Si tratta di un epitalamio (un canto nuziale, un sottogenere lirico greco imitato più tardi dai Romani, destinato a celebrare in versi un matrimonio, presso la camera degli sposi) composto nel 1785 in occasione delle nozze del Marchese Giuseppe Lalatta con la Marchesa Bianca Villani. Un testo dai forti richiami platonici, mitologici, allegorici e alchemici.
Dopo aver studiato nel prestigioso ateneo di Padova, è stato segretario dell’università di Parma, nell’ambito della quale, dal 1772, tenne la cattedra di lingua Greca.
Al 1770 risale il suo ricevimento nell’Accademia dell’Arcadia. Divenne infatti pastore arcade, assumendo il nome iniziatico di Armonide Elideo, e Gioacchino Pizzi, custode generale dell’Accademia, gli concesse l’onore di usare l’insegna e le denominazioni pastorali in tutte le sue pubblicazioni.
La sua produzione letteraria è notevole, sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. Alle numerose traduzioni, sia di autori classici che contemporanei, si accompagnarono poemi, sonetti, inni, egloghe, stanze, poemetti e altre composizioni di varia natura, con frequenti richiami alla Filosofia platonica, alla mitologia e alla classicità.
L’Androgino, uno dei più interessanti poemetti mazziani, riflette in pieno la dimensione spirituale di questo grande protagonista della nostra letteratura. Si tratta di un epitalamio (un canto nuziale, un sottogenere lirico greco imitato più tardi dai Romani, destinato a celebrare in versi un matrimonio, presso la camera degli sposi) composto nel 1785 in occasione delle nozze del Marchese Giuseppe Lalatta con la Marchesa Bianca Villani. Un testo dai forti richiami platonici, mitologici, allegorici e alchemici.