Sanno di battiti vibranti, di un mondo profondo, di terre aride sotto un cielo terso, di una gentilezza inaudita, di distanze infinite. Fanno parlare personaggi abituati alla noncuranza, che si aggiustano le ferite sorridendo. Raccontano l’amore, la paura, la mancanza e più di mille strappi. “L’appendifiabe” è un concentrato di lettere e di micro-racconti che narrano la storia di un amore impossibile più a fondo di quanto potrebbe fare un intero romanzo. Con la loro scrittura surreale, le autrici colgono gesti e parole che in un attimo svelano timori, incredulità e tenerezza. Muovono i loro protagonisti con tempi di entrata e di uscita, che dominano gli attimi. “L’appendifiabe” è un insieme di lampi, di storie, di schegge che compongono un puzzle poco a poco. È una raccolta di narrativa breve, fatta di tante scene e di tante voci: ma il ritmo è uno solo. Amanti della flash fiction e delle short stories, i loro racconti sono intensi, emozionanti e pieni di saggezza."Avevo avuto la certezza di una certezza: la noncuranza è sempre pronta a passare sulle macerie dei fatti, a sfoderare addii, a ignorare la miseria profonda dell’accaduto, a glissare occhi e a sovrapporsi al niente come un’onda radio. E allora, se i mostri, gli adulatori e i falsi poeti non possono entrare nella nostra casa nottetempo, perché già ci abitano, noi possiamo solo scendere in strada ed urlare tutte le nostre vite, perché quando penso al mio dentro, faccio leva sugli incastri, sulle logiche del fuoco; soffio sugli spiriti ribelli e colleziono attimi. E voi, ogni tanto, tenetemi per mano. Sì, ogni tanto, tenetemi in un sogno. Le mie vite bussano, i miei destini gridano e il mio cuore corregge sempre gli errori."