Lo studio affronta il tema dell’arbitrato come strumento di soluzione della crisi familiare (principalmente divorzio e separazione coniugale), che in Italia vive ancora allo stato embrionale, a differenza di altri ordinamenti che lo sperimentano ormai da lungo tempo.
Nonostante l’assenza di una disciplina positiva, è opinione dell’autrice che l’istituto possa trovare applicazione de iure condito: da qui l’idea di tentare un’“analisi di fattibilità”, a cui possa seguire la predisposizione di un regolamento arbitrale in grado di assicurare ai coniugi una tutela efficace e ad un tempo attuativa dell’interesse pubblico che permea questa materia.
Al fondo sta una domanda: l’arbitrato è in grado di offrire un valore aggiunto rispetto agli strumenti di tutela che sono già a disposizione della coppia in crisi? L’autrice prova a rispondere alla fine del lavoro, dopo aver esaminato dapprima la questione dell’arbitrabilità della crisi, e, di poi, la tecnica processuale più idonea a realizzare gli interessi in gioco, in costante confronto con le esperienze straniere.
Nonostante l’assenza di una disciplina positiva, è opinione dell’autrice che l’istituto possa trovare applicazione de iure condito: da qui l’idea di tentare un’“analisi di fattibilità”, a cui possa seguire la predisposizione di un regolamento arbitrale in grado di assicurare ai coniugi una tutela efficace e ad un tempo attuativa dell’interesse pubblico che permea questa materia.
Al fondo sta una domanda: l’arbitrato è in grado di offrire un valore aggiunto rispetto agli strumenti di tutela che sono già a disposizione della coppia in crisi? L’autrice prova a rispondere alla fine del lavoro, dopo aver esaminato dapprima la questione dell’arbitrabilità della crisi, e, di poi, la tecnica processuale più idonea a realizzare gli interessi in gioco, in costante confronto con le esperienze straniere.