Integrando i principi della Gestalt il leader non solo guida, ma ispira e trasforma, creando un ambiente in cui ognuno può esprimere al meglio il proprio potenziale. In quest’ottica incarna la quintessenza del coach perché si pone più come modello che come capo. Può essere paragonato al centro della ruota, quel punto che permette e organizza tutto il movimento. È più un essere che un fare, non perché non agisca ma perché si incarica di assumere questo ruolo unico: quello che in Gestalt viene chiamato “Vuoto fertile”. Può e deve delegare tutto, tranne questo spazio vuoto: lo spazio della creazione e della sintesi. È in questo “delegare per fare sintesi” che permette a ognuno di esprimersi nella propria individualità e nello stesso tempo evita che ci si perda in una deriva centrifuga. Al contrario coinvolge in una cornice di senso: il senso che può avere quello specifico potenziale e non un’idea astratta. Tra delega e sintesi, il leader gestaltico sposta l’attenzione dalla performance al talento.