Sulla prudenza sappiamo tutto, ne conosciamo pregi e virtù, ma è l’imprudenza ormai a essere praticata dai più. Forse bisognerebbe cominciare a scriverne, in modo leggero e ironico, come fece con la stupidità lo storico economico Carlo M. Cipolla, nel classico Allegro ma non troppo.I due saggi che compongono questo volumetto segnalano bene, attraverso un’ironia condita dalla passione civile, come l’imprudenza abbia guadagnato spazio e consenso anche in Puglia, una regione nota per l’essere stata a lunga abitata da un popolo di formiche. Oggi anche in questi luoghi sono l’imprudenza e il coraggio a dominare e sulla scena abbondano quanti amano il rischio.I due saggi, impreziositi dalle tavole del maestro Michele Damiani e dalla Prefazione di Gianfranco Dioguardi, utilizzano la forma del dialogo e delle lettere per argomentare, come si usava nel Settecento, facendo uso della immaginazione. L’autore pensa infatti – come Martha Nussbaum – che la letteratura abbia la capacità di condensare in poche righe ciò che di solito richiede pagine e pagine.Molte delle persone di cui si parla in queste pagine esistono e sono note, altre invece sono frutto d’immaginazione. Sia i dialoghi che le lettere non avrebbero dovuto avere alcuna circolazione. Vicende casuali hanno invece consentito che i primi venissero registrati e le seconde salvate in un computer, trovando spazio sui giornali e ora in questo piccolo volume. Bisogna che il lettore ne tenga conto.