L'assassinio nel Vicolo della luna, pubblicato per la prima volta nel 1883, fu uno dei primi gialli della letteratura italiana.
Giulio Piccini, in arte Jarro (Volterra, 1849 – Firenze, 1915), è stato uno scrittore e giornalista italiano.
Fu autore prolifico, erudito e popolare in un sol tempo, e certo tra i suoi contemporanei lasciò un segno non indifferente. Romanziere popolare e non, studioso di letteratura e storico, giornalista, critico teatrale attento, umorista “giallista”, esperto dell'arte culinaria, intimo di Gabriele d'Annunzio durante la permanenza del Vate a Firenze. I suoi libri si ritrovano, con una certa facilità, nelle collezioni private e nelle biblioteche poiché godeva di stima tanto fra i “colti” quanto tra i lettori più semplici. E basterebbe la pubblicazione, a sua cura, degli scritti di Dante Alighieri, di Andrea Cavalcanti, di Pietro Giordani, di Guido Vernani e di Jacopo Alighieri, di cui la sua bibliografia è ricca, per intuire che Jarro era anche un autentico erudito. Conobbe un discreto successo a partire dagli anni ottanta del XIX secolo “quando la fiorentina La Nazione accoglieva nelle sue colonne, settimana per settimana, i motti i frizzi le note le piacevolezze gli articoli in cui, tra il faceto e il serio, il brio e la cultura di Jarro facevano, da ottimi alleati, le prove più saporite, spasso e interesse del pubblico fine Ottocento, certo meno scaltro ed esigente di quello d'oggi, in fatto di salse piccanti e di pimentati intingoli, ma provvisto di non minor gusto e di non meno sagace intelligenza”. Pubblicò volumi leggeri e intriganti sul teatro, a carattere critico, umoristico e aneddotico, parlando di cantanti, attori e attrici, acrobati, concertisti, musicisti, mimi e ballerine; biografie di uomini politici; romanzi popolari e un volume che, già nel 1910, apriva le porte alla nuova arte del cinema. È sepolto a Firenze, nel cimitero di Soffiano.
Giulio Piccini, in arte Jarro (Volterra, 1849 – Firenze, 1915), è stato uno scrittore e giornalista italiano.
Fu autore prolifico, erudito e popolare in un sol tempo, e certo tra i suoi contemporanei lasciò un segno non indifferente. Romanziere popolare e non, studioso di letteratura e storico, giornalista, critico teatrale attento, umorista “giallista”, esperto dell'arte culinaria, intimo di Gabriele d'Annunzio durante la permanenza del Vate a Firenze. I suoi libri si ritrovano, con una certa facilità, nelle collezioni private e nelle biblioteche poiché godeva di stima tanto fra i “colti” quanto tra i lettori più semplici. E basterebbe la pubblicazione, a sua cura, degli scritti di Dante Alighieri, di Andrea Cavalcanti, di Pietro Giordani, di Guido Vernani e di Jacopo Alighieri, di cui la sua bibliografia è ricca, per intuire che Jarro era anche un autentico erudito. Conobbe un discreto successo a partire dagli anni ottanta del XIX secolo “quando la fiorentina La Nazione accoglieva nelle sue colonne, settimana per settimana, i motti i frizzi le note le piacevolezze gli articoli in cui, tra il faceto e il serio, il brio e la cultura di Jarro facevano, da ottimi alleati, le prove più saporite, spasso e interesse del pubblico fine Ottocento, certo meno scaltro ed esigente di quello d'oggi, in fatto di salse piccanti e di pimentati intingoli, ma provvisto di non minor gusto e di non meno sagace intelligenza”. Pubblicò volumi leggeri e intriganti sul teatro, a carattere critico, umoristico e aneddotico, parlando di cantanti, attori e attrici, acrobati, concertisti, musicisti, mimi e ballerine; biografie di uomini politici; romanzi popolari e un volume che, già nel 1910, apriva le porte alla nuova arte del cinema. È sepolto a Firenze, nel cimitero di Soffiano.