Queste sono le origini del “noir poliziesco italiano”, un capolavoro, quello di Giulio Piccini (detto Jarro) che crea dalla sua penna l’ispettore Lucertolo, 5 anni prima del principe degli investigatori Sherlock Holmes di Conan Doyle…
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Se non hai mai letto nulla di Giulio Piccini, alias Jarro, e la tua passione sono i romanzi noir polizieschi, devi leggere questo capolavoro, scritto da uno dei padri del poliziesco italiano.
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La sera del 14 gennaio 1831, mentre l’orologio di Palazzo Vecchio rintocca le 20,00, un pittore viene trovato cadavere sull’umido e lercio selciato di Vicolo della Luna a Firenze.
Cotesto vicolo è così stretto che un bambino, mettendovisi nel mezzo, e allargando le braccia, può facilmente toccarne le sozze e sbonzolate pareti.
Le indagini sono affidate a Domenico Arganti, detto Lucertolo, ispettore di polizia, burbero nei modi ed estremamente determinato, un precursore, se non “il precursore” del tipo di investigatore hard boiled ante litteram: risoluto, determinato, ma al contempo delicato quando serve.
Una Firenze tetra, misteriosa, eppure incantevole, diventa lo scenario perfetto per un noir primigenio di grandissima fattura, scritto con un linguaggio sì novecentesco, con inserti regionalistici toscani, ma dal sapore pieno, intenso, nel quale il thriller psicologico e il giallo procedurale vengono incarnati nel migliore dei modi.
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Del resto, come scrive Francesca Facchi nel suo studio intitolato Le molteplici facce della polizia:
Lucertolo, primo investigatore seriale della letteratura italiana: “Nella copiosa produzione di Jarro (ossia Giulio Piccini), vero e proprio poligrafo che si dedicò a studi eruditi, almanacchi gastronomici, appendici, recensioni teatrali e inchieste giornalistiche, spiccano la quasi sconosciuta “Prefazione” a L’istrione, testo teorico in cui il Nostro rivendica la primogenitura del poliziesco italiano, e quattro romanzi che ne rappresentano ‘ l’applicazione pratica’. Mi riferisco a L’assassinio nel Vicolo della Luna, Il processo Bartelloni (pubblicati nel 1882 in appendice, nel 1883 in volume), I ladri di cadaveri (uscito in appendice nel 1883, in volume nel 1884) e La figlia dell’aria (pubblicati in appendice tra il 1883 e il 1884, in volume nel 1884), il cui maggior merito è, almeno allo stato attuale degli studi, aver introdotto per la prima volta nella nostra letteratura un poliziotto seriale, l’investigatore Lucertolo. In un’analisi della nascita del genere poliziesco italiano, questi quattro romanzi costituiscono dunque una pietra miliare.
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Se non hai mai letto nulla di Giulio Piccini, alias Jarro, e la tua passione sono i romanzi noir polizieschi, devi leggere questo capolavoro, scritto da uno dei padri del poliziesco italiano.
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La sera del 14 gennaio 1831, mentre l’orologio di Palazzo Vecchio rintocca le 20,00, un pittore viene trovato cadavere sull’umido e lercio selciato di Vicolo della Luna a Firenze.
Cotesto vicolo è così stretto che un bambino, mettendovisi nel mezzo, e allargando le braccia, può facilmente toccarne le sozze e sbonzolate pareti.
Le indagini sono affidate a Domenico Arganti, detto Lucertolo, ispettore di polizia, burbero nei modi ed estremamente determinato, un precursore, se non “il precursore” del tipo di investigatore hard boiled ante litteram: risoluto, determinato, ma al contempo delicato quando serve.
Una Firenze tetra, misteriosa, eppure incantevole, diventa lo scenario perfetto per un noir primigenio di grandissima fattura, scritto con un linguaggio sì novecentesco, con inserti regionalistici toscani, ma dal sapore pieno, intenso, nel quale il thriller psicologico e il giallo procedurale vengono incarnati nel migliore dei modi.
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Del resto, come scrive Francesca Facchi nel suo studio intitolato Le molteplici facce della polizia:
Lucertolo, primo investigatore seriale della letteratura italiana: “Nella copiosa produzione di Jarro (ossia Giulio Piccini), vero e proprio poligrafo che si dedicò a studi eruditi, almanacchi gastronomici, appendici, recensioni teatrali e inchieste giornalistiche, spiccano la quasi sconosciuta “Prefazione” a L’istrione, testo teorico in cui il Nostro rivendica la primogenitura del poliziesco italiano, e quattro romanzi che ne rappresentano ‘ l’applicazione pratica’. Mi riferisco a L’assassinio nel Vicolo della Luna, Il processo Bartelloni (pubblicati nel 1882 in appendice, nel 1883 in volume), I ladri di cadaveri (uscito in appendice nel 1883, in volume nel 1884) e La figlia dell’aria (pubblicati in appendice tra il 1883 e il 1884, in volume nel 1884), il cui maggior merito è, almeno allo stato attuale degli studi, aver introdotto per la prima volta nella nostra letteratura un poliziotto seriale, l’investigatore Lucertolo. In un’analisi della nascita del genere poliziesco italiano, questi quattro romanzi costituiscono dunque una pietra miliare.
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- IL LIBRO CONTIENE SCHIZZI INEDITI DELLA FIRENZE OTTOCENTESCA NELLA QUALE SI SVOLGE IL ROMANZO.