L’assedio di Firenze, cioè la campagna militare intrapresa da Carlo V per restituire la città toscana al dominio dei Medici, è stato a lungo considerato dalla storiografia un momento di svolta per la storia d’Italia. Per circa un secolo, tra gli anni Trenta dell’Ottocento e il Ventennio fascista, sull’argomento furono prodotti un gran numero di studi, per la maggior parte caratterizzati da un approccio idealizzato (e ideologizzato) ai fatti, e quasi sempre condotti su basi non scientifiche. Nel secondo dopoguerra, il tema perse poi molto del suo appeal, tanto che – fino ad anni recenti – è stato solitamente letto a partire da vecchie interpretazioni ormai datate. La storiografia tradizionale ha descritto l’assedio di Firenze come uno scontro impari tra una potenza continentale e un piccolo stato regionale, destinato inevitabilmente a soccombere. Era davvero irresistibile l’impeto militare dell’Impero di Carlo V? Quale fu il ruolo del patriziato fiorentino nella guerra civile che si svolse in quegli anni, e quale l’apporto fornito dal Dominio, cioè dalle città e dai territori sottomessi a Firenze, nella genesi e nella risoluzione del conflitto? Come si ricomposero gli equilibri sociali distrutti in quegli anni? Ripartendo dai documenti dell’epoca, e incrociando le numerose fonti disponibili negli archivi italiani ed europei, l’autore ricostruisce con grande dettaglio le vicende che portarono alla sconfitta dell’ultima Repubblica fiorentina, attuando una revisione delle conoscenze pregresse e inserendole in un quadro più ampio, che tiene conto dei più recenti sviluppi degli studi sulle guerre d’Italia del Cinquecento.
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