Il più formidabile romanzo storico dell'Ottocento italiano, scritto da un eroe del Risorgimento, morto a trent'anni. Stupefacente che un giovane morto così presto sia riuscito a scrivere tutto quello che ha scritto Ippolito Nievo. A leggere le sue innumerevoli opere si resta stupiti e viene da dire solo una cosa: un genio. Purtroppo, come capita troppo spesso agli italiani, un genio incompreso, misconosciuto nella sua vera grandezza. Scrive Nievo: "Io nacqui veneziano ai 18 ottobre del 1775, giorno dell'evangelista san Luca; e morrò per la grazia di Dio italiano quando lo vorrà quella Provvidenza che governa misteriosamente il mondo. Ecco la morale della mia vita. E siccome questa morale non fui io ma i tempi che l'hanno fatta, così mi venne in mente che descrivere ingenuamente quest'azione dei tempi sopra la vita d'un uomo potesse recare qualche utilità a coloro, che da altri tempi son destinati a sentire le conseguenze meno imperfette di quei primi influssi attuati." Carlino, il protagonista del romanzo, è l'esempio del patriota risorgimentale, che attraversa decenni decisivi per le sorti della nazione in via di formazione. Con tutti i suoi pregi e tutte le sue contraddizioni. Dall'infanzia e dall'adolescenza presso il castello di Fratta alle vicende politiche della Repubblica veneziana e all'arrivo in Italia di Napoleone, dall'amore per la "Pisana" (che tra addii e riconciliazioni è colei che resta al fianco del protagonista per tutta la sua vita) alle vicende insurrezionali e all'esistenza da esule di Carlino, il romanzo ripercorre attraverso gli occhi del protagonista le vicende salienti della costituzione dell'Italia unita.
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