È il 1943. A Carpi si consolida una forte Resistenza di pianura. Accanto agli uomini, le donne combattono, rischiano recapitando messaggi e volantini, nascondono i ricercati.
Quindici figlie e figli di partigiane di Carpi raccontano che cosa rimane nella memoria popolare della Resistenza al femminile. La miseria, la povertà della guerra, la solidarietà in situazioni estreme, a volte la pietà per il nemico: tutto traspare dalla Memoria per restituire un quadro che riconosce alle donne e alle madri partigiane il ruolo fondamentale assunto nella nostra Storia.
“La storia di questo nostro Paese è segnata da una presenza, ancora ingombrante, di una cultura che mette in secondo piano le donne. Ci sono voluti tanti anni e lotte molto aspre per conquistare leggi che riconoscessero la piena uguaglianza tra uomo e donna e non è certo concluso il ciclo. Le leggi oggi ci sono, ma gli usi e i costumi, la cultura in generale, devono fare ancora molta strada. Conoscere la nostra storia passata, l’evoluzione, e qualche volta l’involuzione subita, aiuta a orientarsi negli impegni, non solo personali, ma anche in quelli politici, sociali e culturali che la storia di queste donne ci ha indicato”. (Aude Pacchioni)
“Raccontando l’esistenza di persone che appartengono alla cosiddetta gente comune, si racconta un’intera generazione. Nelle testimonianze c’è la “vita” del singolo, ma che è stata anche la vita di molti.
Per tutelare la memoria bisogna dare slancio alla ricerca e offrire così speranza di futuro ai giovani. Spiegando, facendo capire i pericoli che incombono sempre, anche quando diamo tutto per acquisito e certo. I ripetuti assalti alla verità dei cosiddetti “revisionisti” hanno dimostrato la necessità di non permettere che la memoria sia cancellata. Si dice che la Storia è scritta dai vincitori: in questo caso la storia è scritta da chi l’ha vissuta e ha creduto in un sogno di libertà”. (Pierluigi Senatore)
Quindici figlie e figli di partigiane di Carpi raccontano che cosa rimane nella memoria popolare della Resistenza al femminile. La miseria, la povertà della guerra, la solidarietà in situazioni estreme, a volte la pietà per il nemico: tutto traspare dalla Memoria per restituire un quadro che riconosce alle donne e alle madri partigiane il ruolo fondamentale assunto nella nostra Storia.
“La storia di questo nostro Paese è segnata da una presenza, ancora ingombrante, di una cultura che mette in secondo piano le donne. Ci sono voluti tanti anni e lotte molto aspre per conquistare leggi che riconoscessero la piena uguaglianza tra uomo e donna e non è certo concluso il ciclo. Le leggi oggi ci sono, ma gli usi e i costumi, la cultura in generale, devono fare ancora molta strada. Conoscere la nostra storia passata, l’evoluzione, e qualche volta l’involuzione subita, aiuta a orientarsi negli impegni, non solo personali, ma anche in quelli politici, sociali e culturali che la storia di queste donne ci ha indicato”. (Aude Pacchioni)
“Raccontando l’esistenza di persone che appartengono alla cosiddetta gente comune, si racconta un’intera generazione. Nelle testimonianze c’è la “vita” del singolo, ma che è stata anche la vita di molti.
Per tutelare la memoria bisogna dare slancio alla ricerca e offrire così speranza di futuro ai giovani. Spiegando, facendo capire i pericoli che incombono sempre, anche quando diamo tutto per acquisito e certo. I ripetuti assalti alla verità dei cosiddetti “revisionisti” hanno dimostrato la necessità di non permettere che la memoria sia cancellata. Si dice che la Storia è scritta dai vincitori: in questo caso la storia è scritta da chi l’ha vissuta e ha creduto in un sogno di libertà”. (Pierluigi Senatore)