Se è vero che quello che siamo dipende dalle esperienze che abbiamo vissuto e dalle persone che abbiamo incontrato, Andrea è il prodotto della sua infanzia a tratti felice, della prematura morte del padre, ma anche e soprattutto di quello che è successo dopo di lui, di come una figlia adolescente decide di affrontare la morte di un genitore tanto austero ma tanto amato.
Quella morte che, come un tifone, l’ha privata del suo capofamiglia senza chiedere il permesso, l’ha lasciata esterrefatta, inerme e scioccata per lungo tempo ma solo internamente; esternamente c’era una recita da mandare avanti, un modello di vita che il padre aveva tracciato e a cui adeguarsi, per non deludere le aspettative del mondo fuori.
I più il dolore se lo portano dentro, non lo sfogano, si limitano a saltare da una distrazione all’altra, da una fissazione all’altra per non restare mai soli con sé stessi e con quel dolore dell’anima inaffrontabile, certi che in uno scontro con lui soccomberebbero. E, allora, in questo caso, che cosa fanno se non scappare? Del resto, i modi per farlo sono mille, e ognuno sceglie il suo.
Per ingannare il suo, di dolore, Andrea ha considerato più modi, ma esso, quel nemico possente, è comunque riuscito a farsi spazio dentro di lei e a farsi ascoltare, facendole capire a sue spese che “la migliore via d’uscita è sempre attraverso” (Robert Frost).
“A volte guardo verso casa e mi chiedo come siano passati tutti questi anni, come molto sia rimasto com’era nella mia anima di bimba e come il non aver avuto il coraggio di mostrarmi debole e di sfogare il dolore quando era necessario me lo faccia portare ancora dentro”.
Quella morte che, come un tifone, l’ha privata del suo capofamiglia senza chiedere il permesso, l’ha lasciata esterrefatta, inerme e scioccata per lungo tempo ma solo internamente; esternamente c’era una recita da mandare avanti, un modello di vita che il padre aveva tracciato e a cui adeguarsi, per non deludere le aspettative del mondo fuori.
I più il dolore se lo portano dentro, non lo sfogano, si limitano a saltare da una distrazione all’altra, da una fissazione all’altra per non restare mai soli con sé stessi e con quel dolore dell’anima inaffrontabile, certi che in uno scontro con lui soccomberebbero. E, allora, in questo caso, che cosa fanno se non scappare? Del resto, i modi per farlo sono mille, e ognuno sceglie il suo.
Per ingannare il suo, di dolore, Andrea ha considerato più modi, ma esso, quel nemico possente, è comunque riuscito a farsi spazio dentro di lei e a farsi ascoltare, facendole capire a sue spese che “la migliore via d’uscita è sempre attraverso” (Robert Frost).
“A volte guardo verso casa e mi chiedo come siano passati tutti questi anni, come molto sia rimasto com’era nella mia anima di bimba e come il non aver avuto il coraggio di mostrarmi debole e di sfogare il dolore quando era necessario me lo faccia portare ancora dentro”.