La maggior percentuale delle fratture del collo del femore interessa la popolazione oltre i 65 anni, anche a seguito di traumi di piccola entità. Tali percentuali sono in costante crescita in relazione all’aumento dell’età media della vita. Questi pazienti presentano un alto tasso di mortalità con il 4,5% dei fratturati che muore entro il primo mese dopo la frattura, il 6% dopo 3 mesi e una percentuale compresa fra il 10 e il 30% di questi soggetti muore entro il primo anno. Il periodo da considerarsi il più critico sono i primi 6 mesi dalla frattura. Fattori che possono peggiorare la prognosi in termini di sopravvivenza sono, tra l’altro, la presenza di osteoporosi, la presenza di malattie cardiorespiratorie, l’età avanzata e la demenza. Un ruolo prognostico positivo fondamentale risulta il timing chirurgico, con interventi che vengono ormai eseguiti di routine entro le 24 – 48 ore dal trauma, come da obbiettivi imposti dal Ministero della Salute. Ma un ruolo fondamentale per una più rapida e fattiva ripresa della attività motoria e relazionale lo riveste soprattutto un adeguato trattamento riabilitativo che prevenga le disabilità, diminuendo i tempi di ospedalizzazione e quindi contribuendo al contenimento della spesa sanitaria.