Una storia incalzante, scritta a ritmi a tratti vorticosi, suddivisa in quattordici capitoli che sembrano quasi autonomi tra loro e che, se letti dall’inizio alla fine, ci lasciano una sorta di romanzo episodico, una storia che fa rimanere senza fiato. La storia di un uomo, Claudio Pedretti, e della sua solitudine, quella di una vita che cerca di continuo una rivalsa, e lo fa raccontando le sue ossessioni, i suoi errori, le proprie pulsioni ancestrali. Un antieroe della porta accanto, un personaggio che è il solo responsabile del proprio destino, al tempo stesso vittima e carnefice della propria esistenza, condannato a ripetere gli stessi errori in eterno. A far da sottofondo alla narrazione, una Bologna distratta, stanca e dimenticata, che alla fine, però, viene amata come poche città lo sono nei libri di oggi. I protagonisti vengono messi a nudo, spogliati delle proprie inibizioni, a volte derisi, altre, invece, guardati con ammirazione e commozione. Ma lo sguardo pietoso dell’autore cerca sempre di rivestire i loro corpi, come se provasse un pizzico di pudore nel mostrare a tutti la loro miseria.