Si assiste, nel panorama giurisprudenziale, ad un fenomeno di espansione, in chiave interpretativa, del delitto di associazione di stampo ma oso ex art. 416-bis c.p. e, più in generale della nozione giuridica di mafia.L’art. 416-bis c.p., infatti, nonostante recepisca in termini giuridici un fenomeno sociologico assai complesso, risulta normativamente connotato da speci ci indici qualitativi e quantitativi. Con il passare degli anni, invero, tali indici sembrano aver perso di intensità e di signi cato prospettando l’esistenza di nuovi modelli associativi di tipo ma oso , caratterizzati da un generale a evolimento dei requisiti tipici della fattispecie.Questo è il tema delle piccole e soprattutto delle nuove ma e, e quindi delle metamorfosi dell’art. 416-bis c.p. che si pongono in tensione con la legalità penale ed i suoi corollari della tassatività e della determinatezza e/o precisione, nonché con il principio di prevedibilità di matrice europea.Pietro Pomanti, professore straordinario di diritto penale t.d. presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma nonché docente di diritto penale presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali del medesimo Ateneo. Responsabile della Scuola territoriale della Camera penale di Roma per il biennio 2017- 2018, è membro della redazione Lazio della rivista Archivio Penale. Già professore a contratto integrativo di diritto penale presso l’Università di Cassino, è autore di diverse pubblicazioni tra cui le monogra e La concussione (2004), I provvedimenti di clemenza (2002), La esiguità. Da criterio di selezione della “tipicità bagatellare” ad indice di selezione della punibilità (2017) e numerosi contributi nel Trattato di diritto penale dell’impresa (a cura di Astolfo di Amato), I reati contro la famiglia (2006) e I reati contro la pubblica amministrazione (2010, a cura di Francesco Fortuna), Digesto delle discipline penalistiche.