Ne "Le mie prigioni" Silvio Pellico racconta l'esperienza carceraria e la sua lenta rinascita spirituale. È significativo che l'autore non entri nel merito della politica e delle ideologie per le quali è stato condannato. Questo aspetto è chiarito seccamente già dal primo paragrafo: «simile ad un amante maltrattato dalla sua bella, e dignitosamente risoluto di tenerle broncio, lascio la politica ov'ella sta, e parlo d'altro». (...)
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