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Il libro italiano più letto dell'Ottocento. Silvio Pellico descrive il dolore e la ruvidità del quotidiano di dieci interminabili anni di dura prigionia. Ma egli non cerca vendetta, bensì parla di segni d'amore che emergono dall'animo delle persone, i suoi carcerieri. Privato di tutto, trova e rinnova la sua fede in Dio, ma anche negli uomini. "Fa ch'io discerna pure negli altri qualche dote che loro m'affezioni; io accetto tutti i tormenti del carcere, ma deh, ch'io ami! deh, liberami dal tormento d'odiare i miei simili!" Il suo libro di memorie sarà uno strumento potente, che contribuirà a…mehr

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Produktbeschreibung
Il libro italiano più letto dell'Ottocento. Silvio Pellico descrive il dolore e la ruvidità del quotidiano di dieci interminabili anni di dura prigionia. Ma egli non cerca vendetta, bensì parla di segni d'amore che emergono dall'animo delle persone, i suoi carcerieri. Privato di tutto, trova e rinnova la sua fede in Dio, ma anche negli uomini. "Fa ch'io discerna pure negli altri qualche dote che loro m'affezioni; io accetto tutti i tormenti del carcere, ma deh, ch'io ami! deh, liberami dal tormento d'odiare i miei simili!" Il suo libro di memorie sarà uno strumento potente, che contribuirà a scardinare la granitica forza dell'Impero austriaco. Le mie prigioni, pubblicato nel 1832, è un libro di memorie di Silvio Pellico che inizia con il suo arresto, il 13 ottobre 1820 e si conclude con la ritrovata libertà, il 17 settembre 1830. Dieci anni di carcere duro, in sostituzione alla pena di morte. Ci si aspetterebbe un libro di denuncia a forte connotazione politica. Invece, Pellico ebbe come filo conduttore l'importanza della fede, e forse non si rese conto, in un primo momento, che quel libro avrebbe avuto grande accoglienza per l'implicito spirito patriottico. L'opera ebbe un successo inimmaginabile. L'Autore: Silvio Pellico nasce il 24 giugno del 1789 a Saluzzo, secondogenito di Onorato Pellico e Margherita Tournier. Studia a Pinerolo, per poi spostarsi a Torino e successivamente in Francia, a Lione. Appassionato di letteratura classica, rientra in Italia nel 1809, stabilendosi a Milano, dove fa l'insegnante di francese e scrive opere tra cui Francesca da Rimini. Frequenta Ugo Foscolo e Vincenzo Monti. Quando cade il regime napoleonico, Pellico diventa componente della setta segreta dei Federati. Lo scrittore viene arrestato dalla polizia austriaca e conosce la terribile prigione dei Piombi di Venezia, e poi quella dell'isola di Murano, dove rimarrà fino al 1821. Viene deportato alla fortezza di Spielberg, a Brünn, oggi Brno, e la sua dura prigionia durerà fino al 1830. Il suo libro-testimonianza Le mie prigioni viene scritto dopo la scarcerazione, e la popolarità sarà da subito molto grande. Silvio Pellico muore il 31 gennaio 1854. Il curatore: Giampietro De Angelis è membro fondatore di Omnibus Omnes, che si occupa di sensibilizzazione su tematiche legate ai diritti umani, problematiche sociali, la salvaguardia culturale dei popoli indigeni. Si interessa d'arte, da appassionato ed hobbista. In particolare, le arti figurative e letterarie. Ha al suo attivo la raccolta "All'ombra del punto", selezione di brevi racconti.

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