Traduzione di Armando Dominicis
Edizione integrale
Le mille e una notte è forse la più straordinaria raccolta di storie di tutta la letteratura. Il pretesto che dà luogo alla narrazione e che è all’origine del titolo è ben noto: il sultano Shahriyàr, per vendicarsi dell’infedeltà della prima moglie, fa uccidere al mattino le spose con le quali ha trascorso una sola notte. Shahrazàd, la saggia e colta figlia del visir, giovane di grande bellezza, decide di porre fine alla strage; perciò si offre come sposa al sultano, e riesce a scampare alla morte, e a salvare la vita di chissà quante altre donne, grazie alla sua intelligenza e al suo fascino: racconta a Shahriyàr una serie interminabile di bellissime storie, incastonate l’una nell’altra in un sapientissimo gioco di scatole cinesi. Per mille e una notte il crudele sultano ascolta rapito le avventure di dolci principesse, potentissimi re, geni dagli straordinari poteri, personaggi il cui nome è ormai divenuto celebre, come Aladino, Sindibàd il marinaio o Ali Baba. Al termine della narrazione Shahriyàr, ormai innamorato di Shahrazàd, rinuncia alla sua legge disumana e... «da tutti i paesi dell’impero salirono mille lodi e mille benedizioni al sultano e alla deliziosa Shahrazàd, sua sposa».
Il problema delle origini de Le mille e una notte è estremamente complesso. Il nucleo originario della raccolta, così come l’impianto della storia che fa da cornice, sono probabilmente d’origine indiana, ma già nel IX secolo ne esisteva una versione araba. Continuamente arricchita e rielaborata attraverso i secoli, assunse solo nel Quattrocento la forma con la quale è giunta fino a noi. La fama di questa raccolta nella cultura occidentale ha avuto inizio nel Settecento, quando l’orientalista francese Antoine Galland ne fece una versione dall’arabo. Sul testo di Galland, divenuto ormai un classico, è stata condotta la traduzione che presentiamo ai lettori.
Edizione integrale
Le mille e una notte è forse la più straordinaria raccolta di storie di tutta la letteratura. Il pretesto che dà luogo alla narrazione e che è all’origine del titolo è ben noto: il sultano Shahriyàr, per vendicarsi dell’infedeltà della prima moglie, fa uccidere al mattino le spose con le quali ha trascorso una sola notte. Shahrazàd, la saggia e colta figlia del visir, giovane di grande bellezza, decide di porre fine alla strage; perciò si offre come sposa al sultano, e riesce a scampare alla morte, e a salvare la vita di chissà quante altre donne, grazie alla sua intelligenza e al suo fascino: racconta a Shahriyàr una serie interminabile di bellissime storie, incastonate l’una nell’altra in un sapientissimo gioco di scatole cinesi. Per mille e una notte il crudele sultano ascolta rapito le avventure di dolci principesse, potentissimi re, geni dagli straordinari poteri, personaggi il cui nome è ormai divenuto celebre, come Aladino, Sindibàd il marinaio o Ali Baba. Al termine della narrazione Shahriyàr, ormai innamorato di Shahrazàd, rinuncia alla sua legge disumana e... «da tutti i paesi dell’impero salirono mille lodi e mille benedizioni al sultano e alla deliziosa Shahrazàd, sua sposa».
Il problema delle origini de Le mille e una notte è estremamente complesso. Il nucleo originario della raccolta, così come l’impianto della storia che fa da cornice, sono probabilmente d’origine indiana, ma già nel IX secolo ne esisteva una versione araba. Continuamente arricchita e rielaborata attraverso i secoli, assunse solo nel Quattrocento la forma con la quale è giunta fino a noi. La fama di questa raccolta nella cultura occidentale ha avuto inizio nel Settecento, quando l’orientalista francese Antoine Galland ne fece una versione dall’arabo. Sul testo di Galland, divenuto ormai un classico, è stata condotta la traduzione che presentiamo ai lettori.