Questo è un racconto sulle mogli dei Cesari, l’autore non entra nella complessa problematica storica ma ripercorre la tradizione. I giudizi morali sono gli stessi. La galleria dei buoni e cattivi è la stessa. Ciò che cambia, e non è poco, è l’introduzione di un punto di vista femminile. I libri di storia sono sempre scivolati troppo rapidamente sulle donne. Le figure delle tre mogli di Nerone possono apparire persino un po’ stereotipate, ma sono bellissime e forniscono un affresco straordinario non solo dell’epoca ma della logica stessa del potere. Ottavia è il ritratto dell’innocenza, della povera vittima indifesa, subito condannata al ruolo di capro espiatorio. La sua storia suscita ammirazione, per la bellezza e il fascino giovanile, ma soprattutto commozione per il sacrificio. Poppea è la donna bellissima, dalla sconfinata sete di potere. Il suo obiettivo non è solo quello di raggiungere l’apice imperiale, ma di sottomettere a sé l’imperatore. Le scene sui suoi pianti e sulle sue sceneggiate sono indimenticabili. Sabina Messalina, la terza, è donna di mondo. Non disdegna certo le ambizioni imperiali, ma quando ne viene estromessa si impegna al massimo per diventare avvocato di successo, un vero principe del Foro.
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