Un dialogo immaginario con un albero conduce la protagonista nell'esplorazione di un disagio interiore, una insofferenza latente verso un mondo dominato dall'avidità dell'avere che mortifica la vera essenza dell'uomo ridotto a semplice ingranaggio di un sistema. Il lamento dell'anima in risposta all'etica del consumo esasperato. Ne esce fuori uno sfogo a volte rabbioso a volte malinconico che invita a riflettere sul significato che ogni individuo intende dare alla propria esistenza.