Mi ero proposto inizialmente di scrivere questi racconti con un filo conduttore unico, il ciclismo. Le storie delle due ruote non potevano che avere un destinatario interessato ed emozionato da questo sport.
Ma mentre scrivevo i vari episodi, sono venuti in superficie stati emotivi che andavano molto aldilà della bici.
Da qui la mia apertura a stati d’animo diversi in una sorta di viaggio onirico, ipnotico nel tempo.
Il titolo della raccolta, “LE RUOTE NON SONO SEMPRE ROTONDE”, può essere indicato anche per altri eventi che scivolano burrascosamente nel corso della vita normale. Sono episodi staccati, frammenti di un collage bizzarro, ma chi di noi non ha avuto la sensazione di perdere il filo di questa matassa così ingarbugliata dell’esistenza e di annodare questi spezzoni apparentemente con degli artifici?
Il tempo poi appiana tutto, rendendo omogenei anche gli strappi.
Ma mentre scrivevo i vari episodi, sono venuti in superficie stati emotivi che andavano molto aldilà della bici.
Da qui la mia apertura a stati d’animo diversi in una sorta di viaggio onirico, ipnotico nel tempo.
Il titolo della raccolta, “LE RUOTE NON SONO SEMPRE ROTONDE”, può essere indicato anche per altri eventi che scivolano burrascosamente nel corso della vita normale. Sono episodi staccati, frammenti di un collage bizzarro, ma chi di noi non ha avuto la sensazione di perdere il filo di questa matassa così ingarbugliata dell’esistenza e di annodare questi spezzoni apparentemente con degli artifici?
Il tempo poi appiana tutto, rendendo omogenei anche gli strappi.