Quando il ricco possidente don Carmelo viene ritrovato nei suoi campi sparato di lupara, in paese mormorano che la sua bella eredità se la prenderà Ianuzzo, giovane lavorante a cui don Carmelo era affezionato come a un figlio. Invece, all'insaputa di tutti, Ianuzzo una notte parte. Dalla sua Sicilia verso il Continente, alla ricerca di un luogo dove confondersi, dove iniziare una nuova vita. A Modena, Ianuzzo trova quello che cercava: una torre alta, con i marmi luminosi come l'argento, un campanile in grado di proteggere i suoi sedici anni da una vita che si preannuncia difficile. E lì, nella nebbia avvolgente del Nord, Ianuzzo può ricominciare da capo. O almeno crede. Vincenzo Galizia ci consegna una storia che ha il sapore intrigante dell’enigma, un lungo filo sospeso a partire dal titolo, le misteriose e inquietanti spine del fico d’india, fino all’ultima pagina, dove ogni pedina di questo complesso scacchiere ritrova la propria giusta collocazione e si compiono le sorti di ciascuno. Un filo teso anche dal Sud al Nord dell'Italia, dalla lontana Sicilia alle suadenti fumane modenesi, come a suggerire in una sapiente metafora che nessuna distanza può consentire agli uomini di eludere il proprio destino.