Cosa servono le strade, se non per far incontrare e innamorare… Di giorno, di sera, quando è notte. In ogni stagione dell'anno e della vita. Incontri, innamoramenti, amori nascenti, amori giovani, amori innocenti, maturi, impossibili, difficili quasi tempestosi, facili di chi s'innamora per allegria, felici di chi ha amato per tutta la vita e anche oltre la vita. E allora l'amore entra nell'eternità e gli amanti diventano eterni. Le strade e i destini. Ogni strada è un destino, ogni destino ha la sua strada piana o tortuosa. Anche un fiume è una strada che con l'acqua porta barchette di carta, navi e storie in bottiglia. E poi sono stradette di campagna, stradine di valle e di collina, stradoni di pianura, viali di città, su cui s'incontrano e camminano insieme uomini e donne, giovani, giovanissimi, adulti, vecchi, in situazioni diverse, drammatiche o sorridenti, semiserie o scanzonate. Strade diverse e diverse tonalità. Non sono le 7 note del pentagramma, ma un po' gli somigliano. Cos'hanno in comune questi racconti sotto il segno delle stelle dell'Orsa? Cos'hanno oltre ad essere 8 strade e 16 destini? Hanno che sono dei tu per tu fra un lui e una lei, e fra loro e i loro destini che si affrontano e li accompagnano passo a passo pronti a confondersi. E c'è una comune atmosfera nei vari intrecci. Scopritela Uomini e donne, che si chiamino con un nome o che non si chiamino con nessun nome perché potrebbero essere chiunque, cosa importa? A cosa servono le strade se non per portare uno fra le braccia dell'altra? E cosa servono queste pagine se non per raccontare storie così? Infine. Il lettore è avvertito: legga tranquillo. Questi racconti non hanno vinto né vinceranno nessun premio. DELL'AUTORE Umberto Fava (Piacenza, 1940), giovane ventenne quattro volte. Ex giornalista e critico teatrale. Raccontatore, ha pubblicato dal 1967 ad oggi alcune opere, senza dirsi scrittore, ma "uno che scrive". Un amanuense. Non gli importa d'essere scrittore, gli importa della sua scrittura fatta di semplici cose, salite e discese, come la strada che vola in su verso il sogno e la strada che scivola giù verso la realtà. Che sono la medesima strada. Nelle sue storie si scopre quanta fantasia serva per raccontare la realtà. Storie incredibili, per chi crede nell'incredibile. E lascia agli altri credere ad orari ferroviari e promesse elettorali. Suoi racconti sono raccolti in volumi: "Facile dire Po", "Se il Po fosse Gutturnio", la tetralogia dal Po all'Acheronte "Il quadrifoglio di Medea", le novellette di Natale "La dodicesima notte", il viaggio sentimentale in Valluretta "Una strada maestra". Racconti lunghi "Tutte le strade portano a casa", "Quella vigna profuma di donna", "Pordenone, scalata al cielo", "Metti una notte al Castello col Duca e la sua ombra". E i romanzetti, "L'anno del mai" e "Il bel tacer". E qualcos'altro che per non farla lunga è meglio lasciare sulla punta della penna. Non di una Mont Blanc, ma di una scricchiolante penna d'oca prestata dall'Ariosto ancora bagnata dell'inchiostro del suo "Orlando". Però chi ha la Mont Blanc non ha da nascondersi in tasca le dita nere come hanno da fare Fava oggi e l'Ariosto ai suoi giorni. Sì, piuttosto che mostrarsi come una faccia aperta su una pagina, Umberto vorrebbe essere una macchia nera per far capire che è fatto d'inchiostro come una parola scritta in un libro.
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