Che cosa può trasformare una città, un qualunque luogo della terra, con una sua storia riconoscibile e con una geografia chiara e distinta, in un luogo dell’immaginario? Per quali ragioni, sepolte nella storia remota del mondo, quel luogo si trasforma in uno scenario mentale, popolato di apparizioni sinistre o di fantasmi? [...] Perché un luogo diventa proibito e pericoloso? Per quale ragione la sua semplice evocazione può suggerire un’avventura oltre i limiti del mondo diurno, composto di verità e di leggi indiscusse, e il solo nome può alludere ai regni del buio e delle tenebre, al di là dei confini rassicuranti del tempo e dello spazio ordinari? [...]Il lavoro di Antonio Oliva si misura con uno di questi luoghi interdetti del nostro immaginario: Benevento, le streghe e il Noce, alla cui ombra esse consumerebbero i loro convegni tenebrosi. Per dare consistenza e significato alla ricerca, egli non aveva possibilità diversa che accumulare, in un regesto preciso, le testimonianze che le fonti letterarie trasmettono. Il loro sommarsi dà forma e visibilità a una credenza. La sancisce e la rende legittima.Benevento è l’emblema delle streghe, il simbolo concreto della loro azione in mezzo agli uomini. Perciò resiste, durante i secoli e le culture che li attraversano, come un tema, insieme letterario e fantastico: “Ma niente è più rinomato in Italia del Noce di Benevento, credendosi comunemente dal popolaccio, che colà sia veramente il maggior concorso delle Streghe, le quali sopra un caprone, e con una scopa accesa in mano vi concorrano la notte.”Oliva procede, passo dopo passo, nel suo viaggio. Preleva le singole testimonianze e le rende eloquenti. Illustra i testi che gli sembrano pertinenti e li offre al lettore, tracciando progressivamente le tappe di un cammino attraverso una leggenda.