Un battito cardiaco irregolare, una cicatrice che brucia sulla pelle e nell’anima.
«La prima volta che feci un bagno dopo l’intervento, non riuscivo a guardare la ferita. Era brutta, imbastita di punti neri: mi deturpava. Il mio sguardo sopra di essa scivolava via in fretta, come l’acqua strizzata dalla spugna.»
Questa è la storia di una donna che ha dovuto imparare a convivere con un pacemaker che le ha ridato la vita, ma che, in qualche modo, le ha anche tolto qualcosa.
Un memoir potente, ironico e disarmante. Attraverso una narrazione che mescola le reminiscenze dell’infanzia con le sfide della malattia e le riflessioni dell’età adulta, l’autrice intreccia determinazione e forza di volontà con la delicatezza delle emozioni umane più profonde. Ne emerge l’intima relazione tra mente, corpo, emozioni e spiritualità, ma anche tra fragilità e resilienza dell’animo umano.
Un’infanzia piena di energia, sempre in movimento tra danza, ginnastica, nuoto, escursioni in montagna, una vitalità che spinge a non fermarsi mai, un rifugio dal caos interiore, un modo per spingere sé stessa oltre i limiti, per dimostrare che niente può fermarla, nemmeno quando è costretta cambiare direzione. Poi gli studi universitari, le notti insonni, lo stress, l’ansia che si accumula, le stanze di ospedale, le visite, la diagnosi, l’intervento, le battaglie vinte.
Prospettiva autentica sul tema della salute fisica e mentale, sono pagine che si fanno invito a trovare la bellezza persino nella propria fragilità, un tributo alla perseveranza, un incoraggiamento a non mollare, un inno alla vita in tutte le sue sfumature.
«La prima volta che feci un bagno dopo l’intervento, non riuscivo a guardare la ferita. Era brutta, imbastita di punti neri: mi deturpava. Il mio sguardo sopra di essa scivolava via in fretta, come l’acqua strizzata dalla spugna.»
Questa è la storia di una donna che ha dovuto imparare a convivere con un pacemaker che le ha ridato la vita, ma che, in qualche modo, le ha anche tolto qualcosa.
Un memoir potente, ironico e disarmante. Attraverso una narrazione che mescola le reminiscenze dell’infanzia con le sfide della malattia e le riflessioni dell’età adulta, l’autrice intreccia determinazione e forza di volontà con la delicatezza delle emozioni umane più profonde. Ne emerge l’intima relazione tra mente, corpo, emozioni e spiritualità, ma anche tra fragilità e resilienza dell’animo umano.
Un’infanzia piena di energia, sempre in movimento tra danza, ginnastica, nuoto, escursioni in montagna, una vitalità che spinge a non fermarsi mai, un rifugio dal caos interiore, un modo per spingere sé stessa oltre i limiti, per dimostrare che niente può fermarla, nemmeno quando è costretta cambiare direzione. Poi gli studi universitari, le notti insonni, lo stress, l’ansia che si accumula, le stanze di ospedale, le visite, la diagnosi, l’intervento, le battaglie vinte.
Prospettiva autentica sul tema della salute fisica e mentale, sono pagine che si fanno invito a trovare la bellezza persino nella propria fragilità, un tributo alla perseveranza, un incoraggiamento a non mollare, un inno alla vita in tutte le sue sfumature.