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Letteratura - racconti (141 pagine) - Una mano spietata e mai giudicante spalanca le porte delle case italiane di inizio Novecento per mostrare come la virtù, intesa in senso cattolico-borghese, sia solo una risibile fandonia. Tutti (ma proprio tutti!) sono moralmente riprovevoli, quindi, di conseguenza, nessuno lo è veramente. Forse…
Sedici racconti volti a catalogare i diversi modi di tradire (e di essere traditi). Una sorta di compendio delle scappatelle matrimoniali, raccontato con brio e ironia. Non aspettatevi sferzate moraleggianti. Nessuno, infatti, se lo può permettere, perché il
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Produktbeschreibung
Letteratura - racconti (141 pagine) - Una mano spietata e mai giudicante spalanca le porte delle case italiane di inizio Novecento per mostrare come la virtù, intesa in senso cattolico-borghese, sia solo una risibile fandonia. Tutti (ma proprio tutti!) sono moralmente riprovevoli, quindi, di conseguenza, nessuno lo è veramente. Forse…

Sedici racconti volti a catalogare i diversi modi di tradire (e di essere traditi). Una sorta di compendio delle scappatelle matrimoniali, raccontato con brio e ironia. Non aspettatevi sferzate moraleggianti. Nessuno, infatti, se lo può permettere, perché il messaggio lanciato da Ojetti in queste frizzanti e agili prose è molto chiaro: in ognuno di noi vive un Casanova, o se preferite un Don Giovanni, coi pantaloni o in gonnella, che aspetta solo il momento opportuno per emergere. Il mondo non si divide in fedifraghi e onesti, anzi questa dicotomia da lezione di catechismo si frantuma nei mille profili dell’infedeltà, facce di un prisma che riflette il buio di ogni anima. Raccontami come (non se) tradisci e ti dirò chi sei. E una volta conclusa la lettura del volume, pensare che esista la fedeltà sembrerà come credere a Babbo Natale, alla Befana e pure al topolino dei denti.

Ugo Ojetti (Roma, 15 luglio 1871 – Fiesole, 1 gennaio 1946), giornalista e critico d’arte, scrisse per lunghi anni sul Corriere della Sera (di cui fu direttore dal 1926 al 1927). Instancabile organizzatore di mostre, fondatore di riviste e ideatore di collane di successo (tra le quali I classici Rizzoli), si distinse come “organizzatore culturale” anche durante la Grande Guerra, alla quale partecipò come volontario. Durante gli anni di conflitto gli fu affidato dal Comando Supremo il delicato compito di tutelare oggetti d’arte e monumenti nelle zone di guerra. Fu membro del consiglio direttivo dell’Enciclopedia Italiana (nonché direttore della sezione Arte fino al 1929) e accademico d’Italia a partire dal 1930. Oltre ai numerosissimi scritti d’argomento artistico, si possono ricordare alcuni romanzi, Il gioco dell’amore (1899), Mio figlio ferroviere (1922), un’opera teatrale, Un garofano (1902), e alcune raccolte di racconti, tra le quali spicca Le vie del peccato (1902).