Ad ogni nuovo evento calamitoso o efferatezza delittuosa, si leva una sorta di coro che afferma l’impossibilità di un Dio onnipotente ed infinitamente buono, in base al ragionamento che altrimenti il Male non esisterebbe, oppure se Dio esiste è sadico o meno potente di quanto crediamo. Integrando la mia professione di ingegnere di sistemi informatici complessi, e la mia fede cristiana, ho elaborato una obiezione alla concezione “se esiste il male non può esistere il Dio dei Cristiani” che partendo da considerazioni filosofiche e scientifiche, delinea una visione del mondo che mi pare interessante. La tesi utilizza come strumento di analisi la concezione del nostro contesto come sistema di sistemi complessi in continua evoluzione. Data la vastità dei temi proposti, non pretendo certo di sviscerarli, ma di coglierne le principali caratteristiche ed influenze sulla nostra evoluzione fisica e culturale, limitandomi agli aspetti legati alla complessità. La prima parte della tesi sviscera la Domanda “Dove è Dio di fronte alla esibizione del Male?” esaminando sia il Male causato dall’ambiente naturale sia quello causato dall’intervento umano. La conclusione di questa elaborazione è: •il Male Naturale è una interpretazione emotiva, e quindi a-scientifica, di eventi che punteggiano l’evoluzione dell’universo e della vita, fatta di placche terrestri che si spostano, di fenomeni atmosferici, di competizione e cooperazione tra organismi, e quant’altro. •Il Male Umano è espressione della nostra Libertà, scientificamente inspiegata e addirittura negata. Essendo io convinto che esista in noi la libertà di decidere, resta sospesa a questo punto una sotto-domanda: “Perché abbiamo la libertà di compiere il Male?”. La risposta a questa domanda è meno facile da argomentare, e richiede quattro tappe concettuali. Il percorso ricalca fondamentalmente quello tracciato da Teilhard de Chardin nel secolo scorso. La prima tappa riprende le considerazioni relative alla complessità, approfondendo soprattutto gli aspetti della evoluzione fisica, biologica e culturale del nostro contesto. La seconda esamina il nostro ruolo apicale nella evoluzione, soprattutto sotto il profilo di gestione, sia attuata sia potenziale, della complessità. Queste due prime tappe utilizzano considerazioni falsificabili, basate su ipotesi scientifiche. La terza tappa entra invece nel dominio della non-falsificabilità, dove il metodo scientifico non funziona, e correttamente non entra. Qui esamino, sempre usando gli occhiali per la complessità, le supposizioni eintuizioni che storicamente sono state elaborate dalle diverse comunità culturali, e sono co-evolute fino ai nostri. La quarta ed ultima propone una sintesi evolutiva per la quale il nostro ruolo, proprio grazie alla nostra libertà, è visto come co-realizzatori di un universo ancora non determinato, destinato a culminare nella concretizzazione del Regno di Dio in questa realtà materiale.