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Il lavoro che viene qui presentato, fu originariamente pubblicato sulla rivista Luce e Ombra, 1906, comprendendo complessivamente 38 pagine; e, contemporaneamente, sulle Annales des Sciences Psychique e su The Annals of Physical Science. Una seconda edizione aumentata fu pubblicata in Luce e Ombra, 1919-20 (in 4 puntate, dal luglio-agosto al gennaio-febbraio), e questa comprendeva 49 pagine. Una terza edizione fu pubblicata, questa volta in volume, nel 1930. Il numero delle pagine salì a 122. Tale è la storia di questa monografia. Ma negli anni della guerra, il Bozzano pensò di rivedere le sue…mehr

Produktbeschreibung
Il lavoro che viene qui presentato, fu originariamente pubblicato sulla rivista Luce e Ombra, 1906, comprendendo complessivamente 38 pagine; e, contemporaneamente, sulle Annales des Sciences Psychique e su The Annals of Physical Science. Una seconda edizione aumentata fu pubblicata in Luce e Ombra, 1919-20 (in 4 puntate, dal luglio-agosto al gennaio-febbraio), e questa comprendeva 49 pagine. Una terza edizione fu pubblicata, questa volta in volume, nel 1930. Il numero delle pagine salì a 122. Tale è la storia di questa monografia. Ma negli anni della guerra, il Bozzano pensò di rivedere le sue classificazioni analitiche, con lo scopo di esaminare tutti i nuovi casi che dal 1930 in poi si erano venuti accumulando nelle sue rubriche. Nacque così la monografia che qui viene ora pubblicata. Essa, come la prima, recava il titolo, quando il Maestro me la consegnò, di: Delle apparizioni di defunti al letto di morte; ma trattandosi di un titolo che, per quanto tecnicamente esatto, si dimostrava più adatto per una monografia che per un libro vero e proprio, pensai di mutarlo nell’altro - Le Visioni dei Morenti - che qui figura. L’importanza del tema non ha bisogno di essere sottolineata. L’Autore, infatti, dopo avere acutamente compenetrato il complesso di questa classe di fenomeni, perviene a dimostrare come, partendo appunto dalle acquisizioni fondamentali quali ci sono state poste in evidenza dalla telepatia sperimentale, non sia adeguata, per i casi del genere, l’ipotesi della telepatia fra viventi. Ne deriva che se alcuni metapsichisti vogliono continuare a servirsi dell’ipotesi della telepatia fra viventi per spiegare i casi di visitazione dei defunti al letto di morte, allora costoro, per sostenere il punto di vista strettamente animico, dovrebbero forzatamente fuoriuscire, per darsi ragione dei fatti, dai dati sperimentali. E se l’ipotesi in discussione è insufficiente e inadeguata, allora non rimane che l’ipotesi spiritica, la quale invece non ha contrasti di sorta da superare; o, se ne ha, li ha solo nel senso del misoneismo personale degli indagatori, ma non mai nel senso dell’inquadramento della teoria nel complesso fenomenico. Tutto è teoricamente e praticamente chiaro se sono entità spirituali quelle che agiscono, mentre è anche luminosamente evidente al nostro criterio lo svolgersi degli eventi, visto che in nulla contrasta il nostro senso logico la circostanza che dei defunti - sempre viventi - si rechino al capezzale dei loro casi per accoglierli e per guidarli in ambiente spirituale. Il valore teorico della presente classe non era sfuggito del resto a due autentici scienziati ufficiali di fama mondiale; né a Sir William Barret, che vi dedicò un libro (Death-Bed Vision - Methuen, London, 1926), né al prof. Charles Richet, il quale riconobbe che le apparizioni dei defunti al letto di morte sono francamente le più sconcertanti, le più suggestive e le più probanti in senso spiritualista.