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Già dal prologo di questa commedia, l'Autore rivela il suo intento: cercare un rimedio, una pozione magica, per un lutto imminente che incombe, la perdita della Musa Comica, in altre parole, la perdita di quel talento che, grazie a uno sguardo ironico sulla realtà, riesce a collocare qualsiasi evento, felice o sventurato che sia, nel possibile scenario della vita di un uomo. È necessario, allora, preservare l'ironia e affidare all'equivoco, deus ex machina che trascende ogni disegno umano anche quando è architettato con cura, lo svolgersi degli eventi. Nessun cedimento, quindi, alla commedia…mehr

Produktbeschreibung
Già dal prologo di questa commedia, l'Autore rivela il suo intento: cercare un rimedio, una pozione magica, per un lutto imminente che incombe, la perdita della Musa Comica, in altre parole, la perdita di quel talento che, grazie a uno sguardo ironico sulla realtà, riesce a collocare qualsiasi evento, felice o sventurato che sia, nel possibile scenario della vita di un uomo. È necessario, allora, preservare l'ironia e affidare all'equivoco, deus ex machina che trascende ogni disegno umano anche quando è architettato con cura, lo svolgersi degli eventi. Nessun cedimento, quindi, alla commedia sentimentale dove il “volto è mummificato” nella sua rigidità espressiva e impedisce quel movimento, quello “scossone” salutare che fa di ogni uomo l'artefice del proprio destino e che si radica solamente nella capacità di starsene fuori dalle proprie disgrazie fino a sorriderne.
Ma cosa sappiamo in fondo dell'equivoco e della sua forza sovversiva – che sradica le identificazioni, rovescia lo status sociale, economico, giuridico, ci rende estraneo il familiare, sorprendente l’usuale –, quando per noi moderni è solo un fastidio, o addirittura un'offesa che ci recano gli eventi nella loro imprevedibilità, irragionevolezza, mancato realismo? Eppure, non solo è necessario lasciare che l’equivoco accada, che compia la sua opera, senza opporvisi subito col cercare ansiosamente “chiarimenti” per rimettere tutto e tutti di nuovo al proprio posto; ma addirittura, là dove i rapporti sociali sono ormai pietrificati nel conformismo e nel moralismo, occorre ingegnarsi a provocarlo con l’artificio, perché il desiderio, riconciliandoci con la vita accettata in tutte le sue aberrazioni, possa rigenerarsi. È questa la “lezione” che The mistakes of a night eredita dalla Comedy of errors shakespeariana, che qualcuno, in onore della Musa Comica, ha arditamente tradotto con “degli equivoci”.

La presente traduzione si è impegnata a restituire nella nostra lingua la compita ma iconoclastica ironia che ordisce i dialoghi di She Stoops to Conquer; or, The Mistakes of a Night (1773), probabilmente l’ultima opera di Oliver Goldsmith (1728? – 4 aprile 1774) e uno dei più grandi successi del teatro inglese del ‘700, che calca tuttora le scene con un passo secondo solo alle opere del Grande Bardo. Il testo si basa sulla recente edizione critica inclusa in The Broadwiew Anthology of restoration and eighteenth-century comedy, a cura di Brian Corman, 2013 Broadview Press, Toronto.