Queste poesie sono nate nell’oblio. Concepite nel dolore hanno trovato serenità e prosperità nella loro lunga gravidanza ma una nuova sofferenza le attendeva nel momento del parto. Nonostante ciò non sono mai state ingabbiate da pensieri strazianti o da trame pessimistiche ma hanno sempre vissuto sulle ali della speranza, sui binari dell’amore sincero e passionale. Hanno riso e pianto col poeta, seminate da una donna ormai lontana, sono state curate dalla dolce essenza dei poeti del Novecento, innaffiate dai fiumi e dalla luce segreta di Neruda, concimate dalla natura, dalle piogge, dal vento e dall’arsura del mio paese. Adesso che il cordone ombelicale è stato reciso le ho lasciate andare, di bocca in bocca, di cuore in cuore, che possano trovare ristoro e riparo sotto le coperte di un’anima capace di comprenderle.